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Potenzialità ancora da sfruttare

Famiglia-4BRATISLAVA , 2. Famiglie, giovani e persone socialmente emarginate sono state al centro del piano pastorale della Chiesa cattolica in Slovacchia per il periodo 2007-2013. In un recente convegno svoltosi a Žilina sono stati analizzati i risultati ottenuti e si è cercato di individuare gli strumenti adeguati per affrontare le sfide dei prossimi anni.

A parte alcune tendenze negative in materia di crisi demografica, la diminuzione del numero dei matrimoni o il crescente tasso dei divorzi, negli ultimi anni si riscontrano nel Paese anche tendenze positive, come il miglioramento del tenore di vita degli abitanti, l’attivismo dei laici cattolici e la nascita di nuove comunità cristiane. Il piano pastorale appena concluso — riferisce l’agenzia Sir — o f f re gli strumenti per leggere la situazione e reagire nel modo giusto, permettendo alla Chiesa cattolica di impegnarsi nei prossimi anni in un dialogo concreto con il mondo contemp oraneo. Secondo monsignor Milan Chautur, vescovo di Košice per i cattolici di rito bizantino e presidente del Consiglio per la famiglia della Conferenza episcopale, ci sono alcuni problemi cruciali che le famiglie slovacche devono affrontare: «L’isolamento, soprattutto nelle grandi città; il fatto che i giovani si sposano senza una preparazione adeguata; questioni riguardanti vari tipi di dipendenze; la violenza». Monsignor Chautur vede le possibili soluzioni focalizzate in particolare su alcuni tipi di famiglie: quelle caratterizzate da un ateismo pratico, le famiglie “incomplete”, le famiglie indifferenti alla fede, così come coloro che cercano una dimensione spirituale nella loro vita e hanno il desiderio di condividerla con gli altri all’interno delle comunità cattoliche. «Se la cura pastorale delle famiglie vuole trovare una qualche sistematicità — sottolinea il presule — ci deve essere un’istituzione in ogni diocesi in grado di coprire tutte le attività a favore della famiglia. Questa idea ha già trovato una risposta consistente in diverse diocesi slovacche». Una delle priorità del piano pastorale che mirano ad aiutare i gruppi emarginati è lo sviluppo di organizzazioni di beneficenza e delle loro attività, per rendere la società più sensibile e attenta nei confronti delle persone bisognose. «Siamo giunti a conclusioni molto interessanti in questo senso. Spesso — ha dichiarato monsignor Peter Rusnák, eparca di Bratislava per i cattolici di rito bizantino — osserviamo un’indifferenza nei confronti dei bisognosi all’interno della Chiesa; i nostri fedeli non sono disponibili ad aiutarli, mentre molte persone che non fanno parte della Chiesa cattolica portano avanti molte attività fruttuose per aiutare in questo campo. Dobbiamo prestare maggiore attenzione alla ricerca di volontari e collaboratori a livello parrocchiale e diocesano, al fine di creare una rete che risulti vantaggiosa per coloro che hanno bisogno dei nostri servizi». Per quanto riguarda invece l’aspetto legislativo, la Chiesa in Slovacchia è consapevole della necessità di creare un flusso continuo di aiuti sociali in stretta cooperazione con le autorità statali. «Il nostro potenziale è grande — conclude monsignor Rusnák — e dobbiamo ricavarne il massimo».

© Osservatore Romano - 3 luglio 2014