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Per la famiglia e la sua dimora

Famiglia-4ISTANBUL, 2. La famiglia e la sua dimora. In due interventi il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, è tornato di recente con vigore sugli argomenti più cari alla sua predicazione, quali, appunto, la difesa dell’istituto famigliare — «cellula della vita e culla per la corretta e giusta crescita dei figli» — e la tutela dell’ambiente. Il primo tema, insieme alla denuncia della perdurante persecuzione dei cristiani, è stato affrontato nel tradizionale messaggio natalizio. Per il patriarca ortodosso, «nostro Signore ha esaltato e definito il ruolo dell’unione tra l’uomo e la donna».
Si tratta di una «divina verità e realtà» che è chiamata a essere riconosciuta e non solo dai «capi spirituali» e dai «pastori del gregge umano», ma anche dai «potenti di questo mondo». In questo senso, ha aggiunto, «è nostro dovere far conoscere e sostenere questa unione famigliare fonte della giusta, sana crescita e sviluppo della nostra martoriata società». Anche perché, è «da 2013 anni che nostro Signore viene ucciso ogni giorno nella persona di migliaia di embrioni, uccisi per volontà dei propri genitori. È da 2013 anni che nostro Signore viene irriso nella persona dei ragazzi che vivono nella miseria e nella crisi della famiglia». Ed è da 2013 anni che «l’incarnato nostro Creatore viene perseguitato da Erodi contemporanei nelle persone dei deboli e dei cristiani in Siria». Così come, da 2013 anni «Cristo scappa insieme ai profughi non solo in Egitto ma anche in Libano, Europa, Africa e America». Tuttavia, il Natale ricorda a tutti la strada della speranza, perché Cristo è venuto nel mondo «per sollevare la nostra croce personale al fine di trovare grazia e misericordia». Ed è lo stesso tratto di speranza che si può rintracciare anche nel passaggio finale della relazione pronunciata di recente a Istanbul da Bartolomeo, in occasione della cerimonia alla Boğaziçi University durante la quale ha ricevuto la laurea ad honorem per lo straordinario contributo dato alla difesa dell’ambiente: «Restiamo ottimisti riguardo la risposta umana alla crisi ecologica, semplicemente perché siamo ottimisti circa il potenziale dell’umanità. Se non fossimo davvero convinti di questo, allora tradiremmo la nostra fede cristiana ortodossa che anche oggi, come in ogni epoca e luogo, deve prendersi degli obblighi nei confronti delle generazioni future. Mai prima d’ora, nella lunga storia del nostro pianeta, l’umanità è stata così “p re p a r a t a ” nell’a f f ro n t a re la possibile distruzione del proprio ambiente naturale». La difesa dell’ambiente, ha sottolineato il patriarca ortodosso, «non appartiene solo all’odierna generazione ma anche a quelle future. I nostri figli e i figli dei nostri figli hanno diritto a un mondo libero dal degrado e dalla violenza, un mondo di generosità e compassione». A sostegno del suo discorso, intitolato Compassion: caring for Creation, caring for our future, Bartolomeo ha confermato l’intenzione di voler trasformare l’ex orfanotrofio nell’isola di Büyükada, restituito tre anni fa al patriarcato, nella «casa dell’Istituto mondiale dell’ambiente». L’ambizioso progetto sarà al centro di un’iniziativa interdisciplinare e interconfessionale che servirà da catalizzatore per riunire leader religiosi, scienziati, imprenditori, associazioni, politici, accademici. Il primo passo sarà la creazione di una fondazione incaricata del restauro dell’orfanotrofio (quasi interamente costruito in legno) per il quale hanno già annunciato il loro sostegno materiale alcune aziende e numerosi privati. L’arcivescovo di Costantinopoli ha ricordato l’istituzione, nel 1993, del comitato scientifico e religioso presieduto dal metropolita di Pergamo, Giovanni, i cinque seminari estivi (sull’interconnessione fra ecologia ed educazione, sull’etica, sulla comunicazione, sulla giustizia e sulla povertà) organizzati dal 1994 al 1998 presso la Scuola teologica di Halki, oltre agli otto simposi, fra il 1995 e il 2009, dedicati al mar Mediterraneo, al mar Nero, al fiume Danubio, al mar Adriatico, al mar Baltico, al Rio delle Amazzoni, alla regione artica e al fiume Mississippi. Più di recente, nel 2012, è stata inaugurata ad Halki una serie di seminari su argomenti specifici, compresi il commercio e le arti, sempre legati al tema ambientale. «Siamo profondamente convinti che non ci possono essere due modi di guardare il mondo, per esempio una visione religiosa da una parte e profana dall’altra. Non ci possono essere una prospettiva spirituale e un’altra, differente comprensione secolare del mondo. Non si può fare una distinzione tra la preoccupazione per il benessere umano e quella per la conservazione ecologica. Ciò che in gioco — osserva il patriarca Bartolomeo — non è soltanto la nostra capacità di vivere in modo più o meno sostenibile ma la nostra stessa sopravvivenza. Gli scienziati parlano di “punti critici” e di “b ru -sco cambiamento climatico”, i leader politici di “sfide” che ci attendono, i testi religiosi di crisi umana e della grazia del perdono di Dio. Ma tutti fanno capire che verrà il momento in cui dovremo affrontare le conseguenze, e sarà troppo tardi». Il patriarca ecumenico ricorda, in un parallelismo fra cristianesimo orientale e occidentale, Serafino di Sarov e Francesco d’Assisi, «mistici che capirono verità semplici», ovvero che «una persona con un cuore puro è in grado di percepire una connessione con il resto della creazione». Negli sforzi per contenere il riscaldamento globale, l’uomo deve accettare di sacrificare alcuni stili di vita, egoistici e avidi: «Quando impareremo a dire basta? Quando capiremo che dobbiamo lasciare un’impronta più leggera su questo pianeta per il bene delle future generazioni? Possiamo essere in disaccordo su un’ideologia sociale o politica ma sicuramente concordiamo tutti — conclude Bartolomeo — sulla nostra responsabilità di proteggere le risorse naturali, che non sono né illimitate né negoziabili».

© Osservatore Romano - 2-3 gennaio 2014