Alla Grecia serve più solidarietà

crisi grecia bambiniATENE, 29. «In Grecia, i bambini e le famiglie sperimentano l’orrore della fame»: Lauprêtre Julien, presidente dell’ente caritativo Secours populaire français, parte da questa grave constatazione per lanciare un appello alla solidarietà con la popolazione greca. Come è noto, la crisi economica che ha colpito il Paese ha ancora gravissime ripercussioni sulle famiglie. Il Governo ha deciso di mettere in circolazione carte prepagate per consentire l’acquisto di generi alimentari e di prima necessità da parte di circa centocinquantamila persone con difficoltà economiche: le famiglie numerose o monoparentali con figli disabili, disoccupati da lungo tempo.
Quello che arriva dalla Francia è solo uno dei numerosi appelli lanciati in aiuto della popolazione greca. La Chiesa ortodossa, da parte sua, sta facendo enormi sforzi per alleviare le sofferenze della popolazione. Solo nella capitale le parrocchie distribuiscono diverse migliaia di pasti gratuiti. Da un rapporto si evince che già lo scorso anno più di cinquecentomila persone sono state raggiunte dagli aiuti, 280 mense sono state messe a disposizione dei poveri e oltre settantacinquemila greci si sono rivolti ai “negozi sociali”. Un impegno consistente, per un costo totale di centoventuno milioni di euro. Anche i municipi locali sono stati coinvolti nelle iniziative, compreso quello di Atene, che ha visto la domanda di cibo, di medicine e di vestiti letteralmente esplodere nelle ultime settimane. Molte associazioni benefiche, con l’aiuto di tanti volontari, spesso essi stessi vittime della crisi, offrono assistenza a coloro che non hanno acqua o energia elettrica a casa. Anche le aziende locali si sono messe in moto per aiutare quanti vivono in difficoltà. Per esempio, la catena di panifici «Venetis» distribuisce gratuitamente nei suoi ottanta negozi oltre centomila pagnotte al giorno, circa un terzo della propria produzione: «Con questo terzo piano di austerità che è appena iniziato — ha sottolineato Panagiotis Monembasiotis, direttore generale di Venetis — ci saranno presto sempre più persone in difficoltà». Anche nei quartieri benestanti di Atene, la gente la sera scende in strada alla ricerca di qualcosa da mangiare. Adesso, non è più il momento di vergognarsi. Come Fotis Pedikas, pittore disoccupato, che aspetta tutti i giorni il momento giusto, cioè quando i prezzi scendono della metà, per andare al mercato all’aperto e fare la spesa. Quando va male, si raccoglie la frutta scartata dai commercianti, oppure si va in giro a recuperare dai sacchetti della spazzatura gli avanzi lasciati da qualcuno, spesso di proposito. La Chiesa ortodossa si è detta disponibile a mettere a disposizione il proprio patrimonio per far fronte ai debiti del Governo e per aiutare la popolazione. Attualmente la Grecia è il Paese europeo con il più alto tasso di disoccupazione (24,8 per cento) seguita dalla Spagna (22,6 per cento) e dal Portogallo (13,1 per cento). Un caso particolare è quello di Heraklion, e in generale di tutta l’isola di Creta, che si trova in una situazione drammatica. Migliaia di persone non hanno i soldi per comprare da mangiare. Secondo il sito orthodoxie.com, 1790 famiglie sono ormai sull’orlo della povertà estrema e sopravvivono grazie all’aiuto che ricevono dall’arcidiocesi ortodossa di Creta. Più la crisi si aggrava e più aumenta il numero delle persone che si trovano al di sotto della soglia di povertà. Molto spesso, i volontari di «Diaconia della carità», impegnati in opere di solidarietà, non credono ai propri occhi quando si trovano di fronte a tali situazioni di emergenza e di disagio.

© Osservatore Romano - 30 luglio 2015