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Con gli ebrei per la democrazia

preghiera-2BRUXELLES, 3. Più di un migliaio di persone, tra le quali ministri e numerosi rappresentanti musulmani e cristiani, si sono riunite lunedi sera nella sinagoga di Bruxelles per rendere omaggio alle vittime dell’attentato del 24 maggio scorso al museo ebraico, dove hanno perso la vita quattro persone: una coppia israeliana, una donna francese e un giovane belga dipendente del museo.
La cerimonia, oltre a ricordare le vittime, ha avuto un duplice significato, come ha sottolineato Philippe Markiewicz, presidente della comunità ebraica di Bruxelles: «Lanciare un segnale di apertura a tutte le componenti della comunità nazionale» e «vigilare per difendere la democrazia comune». Nella sinagoga, la classe politica belga era rappresentata dal vice primo ministro, nonché ministro dell’Interno e delle Pari opportunità, Joëlle Milquet, e dai colleghi della Giustizia e della Cultura. Presenti, tra gli altri, l’arcivescovo di MalinesBruxelles, monsignor André Léonard, i dirigenti dell’Esecutivo dei musulmani belgi (l’organismo ufficiale della religione musulmana nel Paese), il presidente dell’Unione delle moschee e il presidente della comunità protestante belga. Dopo l’accensione di una candela in memoria delle vittime, è stata recitata la professione di fede ebraica, nonché la preghiera per i defunti e, a seguire, l’inno nazionale belga. La cerimonia si è svolta dopo la notizia dell’arresto, in Francia, del presunto attentatore. Si tratta di un giovane francese dal “p ro f i l o ” jihadista. «Speriamo che sia proprio lui. È importante per noi — ha detto il rabbino capo di Bruxelles — s e n t i rc i circondati dalla gente, sostenuti, ma è altrettanto importante per la nostra democrazia». «Auspichiamo che i nostri politici — ha aggiunto il presidente del museo ebraico, Philippe Blondin — si impegnino nel compito di promuovere una vita migliore insieme». Prima della cerimonia, l’Esecutivo dei musulmani del Belgio, in un comunicato, aveva espresso alla comunità ebraica la propria «solidarietà e amicizia», condannando «l’efferato crimine commesso a sangue freddo al museo. Nessuna ragione e nessuna ideologia possono giustificare tali crimini». Secondo la comunità islamica belga, «questi episodi non fanno altro che alimentare, ancora una volta, il disprezzo se non l’islamofobia. Per tale motivo, questa tragedia ci ricorda l’importanza del dialogo e del vivere insieme». Lo stesso giorno dell’attentato, anche la Conferenza episcopale belga aveva espresso, in una nota, la propria vicinanza e il proprio cordoglio ai familiari delle vittime e all’intera comunità ebraica.

© Osservatore Romano - 4 giugno 2014