Manifesto della solidarietà

1 mani verso il cielo medioLIMA, 4. Un «manifesto di solidarietà » con i tanti cristiani attualmente perseguitati in numerose regioni del Medio oriente e dell’Africa è stato diffuso dai partecipanti, ebrei e cattolici, al simposio tenutosi in questi giorni presso la Facoltà di Teologia Redemptoris Mater della diocesi peruviana di Callao. L’occasione è stata la commemorazione del cinquantesimo anniversario di Nostra aetate, la dichiarazione conciliare sulle relazioni con le religioni non cristiane che, come è noto, ha inaugurato una nuova stagione nei rapporti soprattutto con il mondo ebraico, ma non solo. Una prospettiva di relazioni, dunque, fondata sul dialogo e la collaborazione reciproche, che ha spinto i partecipanti al convegno a rivolgersi direttamente all’opinione pubblica, nazionale e internazionale, per «denunciare le persecuzioni che subiscono quotidianamente i cristiani », ai quali si esprimono «vicinanza spirituale» e «affetto».
Nel documento si manifesta in primo luogo la protesta «per i tentativi di pulizia etnica, culturale e religiosa contro i cristiani che vivono sotto il terrore settario di gruppi e regimi estremisti o fondamentalisti». Una minaccia che costringe molti ad abbandonare in tutta fretta case e beni a costo spesso della vita. In questo quadro drammatico, viene ricordato, «anche edifici sacri, monumenti, simboli religiosi e il patrimonio culturale sono stati colpiti dalla violenza indiscriminata». Di qui l’appello, rivolto al Governo e ai rappresentanti politici peruviani, come pure ai vari organismi internazionali, «di adottare le misure previste dal diritto e anche di proclamare il loro assoluto rifiuto degli abusi e della violenza contro la popolazione civile indifesa, esposta a ogni tipo di arbitrarietà e di atrocità, specialmente quelle commesse contro i più deboli — bambini, donne e anziani — come pure di esigere l’attuazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sistematicamente violata da gruppi di fanatici e terroristi ». Una richiesta che si estende anche ai media, ai quali si chiede soprattutto che «diffondano in modo veritiero le informazioni che giungono ogni giorno da questi Paesi del Medio oriente e dell’Africa». È responsabilità degli operatori dell’informazione «che le persone capiscano la gravità della situazione », insieme all’«impellente necessità di reagire». In questa prospettiva, i partecipanti al convegno sulla Nostra aetate si rivolgono direttamente anche ai membri di tutte le confessioni religiose, così come a ogni persona di buona volontà, chiedendo loro di «unirsi affinché si ponga immediatamente fine a questi atti disumani, senza atteggiamenti passivi, di indifferenza o di silenzio dinanzi alla sofferenza degli innocenti». I redattori del manifesto si uniscono dunque alle parole di Papa Francesco quando dice che «questa sofferenza — ecumenismo del sangue — grida verso Dio e fa appello all’imp egno di tutti noi, nella preghiera e in ogni tipo di iniziativa». E, richiamando esplicitamente la lettera che il Pontefice ha indirizzato ai cristiani del Medio oriente in occasione del Natale 2014, si ricorda come un «dialogo basato su un atteggiamento di apertura, nella verità e nell’amore» è anche «il migliore antidoto alla tentazione del fondamentalismo religioso » come pure «un servizio alla giustizia e una condizione necessaria per la pace tanto desiderata».

© Osservatore Romano - 5 luglio 2015