Unanime condanna del terrore globale

tunisi strage spiaggia sousse bandieraTUNISI, 27. È inquietante la valutazione che viene fatta da più parti degli attacchi jihadisti che ieri hanno seminato stragi, con diverse modalità, in tre continenti. Sembrerebbe infatti essersi tradotto in una concreta ferocia l’appello del cosiddetto Stato islamico (Is) a colpire nel mese del Ramadan quanti il gruppo indica come nemici, nella sua strategia di usare il fondamentalismo religioso per ritagliarsi potere all’interno del mondo islamico, anche esasperando i tradizionali contrasti tra sunnismo e sciitismo.
In Tunisia un uomo giunto a bordo di un gommone sulla spiaggia di un resort turistico, con un’arma nascosta in un ombrellone, ha ucciso 37 persone e ne ha ferite un’altra trentina. A Kuwait City ventisette persone sono state uccise e altre duecento ferite da un attentatore suicida che si è fatto esplodere in una moschea sciita. Nel sud-est della Francia, vicino a Lione, un uomo ha fatto irruzione nell’impianto di gas industriale Air Products a Saint-Quentin-Fallavier, nel dipartimento dell’Isère, e ha colpito bombole di gas causando esplosioni. In Somalia, infine, un attacco degli Shebaab ha provocato decine di morti. Immediata la condanna del mondo politico. «Vediamo che la Tunisia sta affrontando un movimento internazionale. Non può rispondere da sola a questo. Lo stesso giorno, alla stessa ora, la Francia è stata obiettivo della stessa operazione, e anche il Kuwait. Questo dimostra che c’è bisogno di una strategia globale e che tutti i Paesi democratici devono unire le loro forze» ha dichiarato il presidente tunisino, Beji Caid Essebsi. Sulla stessa linea il leader francese, François Hollande, secondo il quale «la sola risposta è l’azione, la prevenzione e la dissuasione». Tutti i ventotto membri dell’Unione europea hanno espresso solidarietà ai Paesi colpiti. «In un giorno in cui la violenza fondamentalista esprime in modo così barbaro la sua strategia di terrore va anzitutto espressa solidarietà alla Tunisia, al Kuwait, alla Francia, e agli altri Paesi che hanno avuto vittime negli attacchi terroristici» ha dichiarato il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. «Nella comunità internazionale — ha aggiunto il presidente — dobbiamo sentirci tutti colpiti da questa violenza crudele e reagire aumentando, con determinazione e immediatezza, l’azione comune contro il terrorismo». Anche la Casa Bianca ha condannato gli «atroci» attacchi terroristici in Francia, Kuwait e Tunisia. «Siamo vicini a queste Nazioni impegnate a rispondere ad attacchi sul proprio territorio, e siamo stati in contatto con le opportune controparti nei tre Paesi per offrire tutto l’appoggio necessario» si legge in una nota. Alle condanne delle comunità musulmane di tutto il mondo — il Consiglio francese del culto musulmano, per esempio, ha espresso profonda indignazione invitando la comunità nazionale alla vigilanza, all’unità e alla solidarietà — si affiancano quelle dei rappresentanti delle altre religioni, tutte impegnate in uno sforzo di dialogo nel reciproco rispetto. A questo aspetto ha fatto riferimento ieri monsignor Guy de Kerimel, vescovo di Grenoble- Vienne, appunto nel dipartimento dell’Isère, sottolineando che le religioni «vanno incontro all’uomo e alla sua dignità». Dalla Gran Bretagna, dove ieri è stato sventato un attentato terroristico che avrebbe dovuto esserci oggi durante una parata militare, è giunta la voce dell’arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby. «Tutti noi dobbiamo essere pieni di dolore per gli attacchi in Tunisia, Francia e Kuwait», ha affermato Welby, sottolineando che gli autori «intendono non solo distruggere, ma dividere, non solo terrorizzare, ma distoglierci dal nostro impegno per l’altro nelle nostre società».

© Osservatore Romano - 28 giugno 2015   cristianocattolico