La risposta al terrorismo non può essere militare

armi 1GINEVRA, 1. «Il terrorismo è una terribile realtà che colpisce tutte le parti del globo, distrugge innumerevoli vite, terrorizza le società e annienta le culture e le loro storie». Purtroppo «dobbiamo ammettere che la comunità internazionale non è sempre stata capace di prevenire e di frenare il terrorismo, specialmente in Medio oriente e in diverse zone dell’Africa». Questo il punto nodale della dichiarazione resa ieri a Ginevra dall’a rc i v e s c o v o Silvano M. Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali, alla 29ª sessione del Consiglio dei diritti umani (il testo originale è disponibile sul sito internet del nostro giornale: osservatoreromano.va).
«Nel considerare gli effetti negativi del terrorismo sul godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dovremmo anche essere chiari nel riconoscere che questi effetti continueranno, anzi peggioreranno, se gli Stati interessati e la comunità internazionale non si concentreranno chiaramente e velocemente sulle cause del terrorismo» ha spiegato Tomasi. Dal canto suo, la Santa Sede denuncia in particolare gli atti di terrorismo compiuti in nome della religione. «Il terrorismo è uno strumento politico per influenzare i comportamenti e raggiungere obiettivi attraverso la paura »; tali atti «distruggono i diritti umani, le libertà politiche e lo stato di diritto». Il terrorismo è dunque «l’antitesi dei valori e degli impegni condivisi che sono necessari per una coesistenza pacifica, nazionalmente e internazionalmente». Nel suo intervento Tomasi ha voluto mettere in evidenza soprattutto gli effetti sociali del terrorismo, e in particolare come il più grande crimine di quest’ultimo sia il totale disprezzo per la vita umana. «Poiché il terrorismo non riconosce la dignità delle sue vittime, non resta nessun’altra ragione o logica in base alla quale gli altri diritti e libertà fondamentali della persona umana saranno rispettati» ha detto l’arcivescovo. E per questo motivo, «la risposta al terrorismo non può essere soltanto di carattere militare».

© Osservatore Romano - 2 luglio 2015