Quando il dialogo diventa vita quotidiana

Ecumenismo 12CATANZARO, 31. «Non si smetta mai di promuovere il dialogo, mostrando rispetto per tutti i fratelli». È l’auspicio espresso dall’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra, nel corso dell’intervento al recente convegno ecumenico regionale dal tema «L’incontro e il dialogo, della carità e della verità, tra cattolici e ortodossi, nella vita quotidiana».
Per monsignor Vincenzo Bertolone, che ha ricordato come «la nostra terra meridionale conosce e ama molto le Chiese orientali», l’obiettivo «è essere pastori di una fede in dialogo sul cosmo e sulla storia». Infatti, «il nostro servizio pastorale e liturgico si inserisce in un maturo e rispettoso dialogo interreligioso, per la pace e la giustizia». Il presule, in particolare, ha sottolineato «il piano intraecclesiale ed ecumenico» considerato dall’enciclica Laudato si’, di cui ha citato alcuni passaggi, e ha spiegato come il documento pontificio evidenzi «la nostra crescente comunione con le Chiese ortodosse, relativamente “alla custodia della casa comune”». Monsignor Donato Oliverio, vescovo di Lungro degli Italo-Albanesi dell’Italia Continentale, ha messo in evidenza l’importanza del dialogo tra cattolici e ortodossi per la missione della Chiesa. Tanto più alla luce dei passi compiuti da Papa Francesco e dal patriarca Bartolomeo in questi ultimi anni. Tali passi hanno mostrato quanto sia diventato centrale per cattolici e ortodossi ricercare la piena comunione a cinquant’anni dalla celebrazione del Vaticano II. Per il presule, l’a pprofondimento del dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi ha assunto un particolare rilievo in Italia, anche a seguito della nascita di tante comunità ortodosse, che hanno reso l’ecumenismo un’esperienza quotidiana di fraternità e di condivisione. Si tratta così di una dimensione che tocca profondamente la testimonianza di Cristo nella società italiana. In questa nuova situazione l’eparchia di Lungro, per la sua storia e per la sua natura, si offre per essere una «palestra» per il dialogo ecumenico tra Occidente e Oriente. «Siamo grati al Signore perché incontrandoci e conoscendoci viviamo più intensamente quella ecclesiologia di comunione che l’Occidente ha scoperto con il concilio Vaticano II», ha detto il vescovo di Lungro. Parlando del fenomeno dei migranti, monsignor Oliverio ha definito «le migrazioni come una opportunità alla causa dell’ecumenismo », per cui ha auspicato «solidarietà e accoglienza» e, per i migranti, luoghi «dove potersi incontrare e celebrare». Le figure e i gesti storici compiuti da Papa Paolo VI e dal patriarca Athenagoras sono stati poi ricordati da Elpidophoros Lambriniadis, metropolita di Bursa, che ha affrontato il tema del cammino ecumenico tra Roma e Costantinopoli.

© Osservatore Romano - 1 novembre 2015