In Marocco l’intervento del prefetto della Congregazione per le Chiese orientali a un simposio sul dialogo tra le religioni

preghiera 2«Una tolleranza che si trasforma in un codice di stima», in «mutuo rispetto», specie in quelle parti del mondo in cui esso non è ancora «una realtà» o non ha trovato «uno spazio reale nella vita delle persone comuni»: è quanto auspicato dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, intervenuto giovedì 29 ottobre a un simposio sull’importanza del dialogo tra le religioni, svoltosi a Fez, in Marocco.
Organizzato dal Centro internazionale per il dialogo interculturale e dalla Fondazione Ducci sul tema «Il dialogo interreligioso, fondamento di tolleranza e incontro», l’avvenimento ha offerto al porporato l’occasione per evidenziare che soprattutto nelle antiche Chiese nate e cresciute nel Vicino oriente i fedeli «sin dalle origini sono sempre stati abituati a convivere accanto ai fratelli di religione ebraica e poi musulmana». Certamente ci sono state e ci sono difficoltà e tensioni, ma «nella vita reale il dialogo accade entro i villaggi, le città, perché si vive insieme». Purtroppo negli ultimi tempi, al contrario «l’atteggiamento che sembra insinuarsi in modo subdolo» è quello che mira a «separare, disperdere, dividere e contrapporre», preoccupando e facendo soffrire tutti. D’altra parte, ha spiegato il prefetto, uno degli obiettivi del dialogo interreligioso è «creare le condizioni perché ciascuno possa anzitutto approfondire la conoscenza della propria religione di appartenenza», aprire «i canali per un libero flusso di informazioni e consentire a quanti sono interessati e in ricerca, di incontrarsi senza restrizione alcuna con credenti di altre religioni, in uno spirito di apertura e di scambio di riflessioni». D’obbligo il riferimento al cammino scaturito dopo il primo incontro delle religioni per la pace ad Assisi, il 27 ottobre 1986: esso, ha rimarcato il porporato, fu «fortemente voluto per una felice intuizione» da Giovanni Paolo II, il quale, nell’agosto del 1985, visitò il Marocco e rivolse nello stadio di Casablanca «indimenticabili parole ai giovani musulmani», che oggi «andrebbero rilette e meditate». Il cardinale Sandri ha anche invitato a riflettere sulla situazione nel mondo secolarizzato, dove «la conoscenza della fede è spesso molto povera o superficiale: a cominciare dalla propria, e via via si estende alla comprensione dei contenuti della fede degli altri». In Occidente soprattutto, ma anche in altre parti del mondo, «sono gli organi di stampa a dirci chi sono e cosa pensano i cristiani, i musulmani, gli ebrei e spesso non si dicono cose corrette, giuste o positive». In proposito «diventa ancora più urgente salvaguardare gli spazi di incontro, che arricchiscono e fanno diventare profondo il concetto di tolleranza». La quale non è più una «idea fredda e spesso soltanto retorica in taluni contesti, perché nell’incontro rinasce a partire dal volto concreto dell’altro, che è mio fratello». In termini più specifici, ha aggiunto il cardinale, il dialogo tra le religioni «deve mirare a salvaguardare i diritti degli altri, ad assicurare il rispetto del diritto ad esistere, dell’integrità fisica e delle libertà fondamentali, quali quelle di coscienza, pensiero, espressione e religione», come ha affermato Papa Francesco nell’udienza generale del giorno prima, commemorando il cinquantesimo anniversario della dichiarazione conciliare Nostra aetate. È quindi un obbligo per i leader delle diverse comunità religiose, ha concluso il prefetto, «trovare le vie per comunicare ed esprimere l’impegno ad abbattere tutti gli ostacoli sociali e politici che limitano la libertà religiosa e le attività interreligiose, in ordine alla costruzione della fiducia e della reciproca comprensione tra i popoli».

© Osservatore Romano - 30ottobre 2015