Ancora sangue in Terra santa

cristiani 1TEL AVIV, 28. Non si placano tensioni e violenze in Terra santa. In Cisgiordania ieri c’è stato, a Gush Etzion, un nuovo caso di accoltellamento di un israeliano seguito dall’uccisione degli aggressori palestinesi, mentre a Hebron una cinquantina di persone sono state ferite durante scontri tra forze di sicurezza israeliane e manifestanti palestinesi. Un portavoce dell’esercito ha comunicato che l’israeliano ferito a Gush Etzion, non distante da Betlemme, è un soldato, mentre l’agenzia di stampa palestinese Maan ha confermato che i due aggressori sono stati uccisi dai commilitoni del militare ferito. È intanto deceduto Richard Lakin, l’anziano israeliano gravemente ferito due settimane fa a Gerusalemme nell’attacco sferrato da due palestinesi contro i passeggeri di un autobus. Nell’attacco furono uccisi altri due israeliani, prima che le forze di sicurezza uccidessero a loro volta gli aggressori.
Lakin, che aveva la doppia nazionalità israeliana e statunitense, era originario appunto degli Stati Uniti, dove era stato in gioventù un esponente del movimento per i diritti civili e aveva marciato con Martin Luther King. Lo ha riferito il figlio Micha Avni, ricordando che il padre alcuni decenni fa aveva fondato a Gerusalemme una scuola in cui vengono impartite lezioni di inglese a piccoli gruppi di scolari ebrei, cristiani e musulmani. «Sulla sua pagina Facebook — ha sottolineato — ha sempre spiccato la parola coesistenza, con i simboli delle tre religioni monoteistiche ». Nel frattempo, l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, Federica Mogherini, ha riferito al Parlamento europeo di Strasburgo sulla sua recente visita nell’area e dei suoi incontri con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente palestinese, Mahmoud Abbas. Secondo Mogherini, «se le leadership di Israele e Palestina non si rendono conto che bisogna agire subito per allentare la tensione e migliorare le condizioni della popolazione la comunità internazionale potrà fare ben poco». Da parte sua, Abbas, intervenendo oggi a Ginevra al Consiglio dell’Onu per i diritti umani, è tornato a chiedere protezione internazionale per Gerusalemme.

© Osservatore Romano - 29 ottobre 2015