Chiesa locale forte quando è parte di un corpo più grande

via dolorosaGERUSALEMME, 13. «Volete abbandonare la Terra santa al suo destino? Pellegrini, continuate a venire in Terra santa. Liberatevi dalla paura che vi imprigiona e venite »: è l’accorato appello che, attraverso il sito in rete Terrasanta.net, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare e vicario per Israele del patriarcato di Gerusalemme dei Latini, rivolge in favore della comunità cristiana locale, la cui presenza in termini numerici rischia di scomparire.
Parole che si aggiungono a quelle, dello stesso tenore, espresse recentemente dal custode di Terra santa, padre Pierbattista Pizzaballa, e da altri rappresentanti ecclesiali. «Non abbiate paura di venire pellegrini in Terra santa — afferma il presule — e di visitare tutta la Terra santa, Nazareth, Gerusalemme, Betlemme, Amman. In questi mesi, grazie a Dio, c’è una totale sicurezza e una generale tranquillità. Una paura ragionevolmente fondata sarebbe segno di prudenza, buon senso e saggezza. Ma quella paura è assolutamente infondata, non solo non produce niente di bene ma paralizza le persone e blocca qualsiasi iniziativa e intraprendenza di crescita e di progresso». In tal senso, aggiunge monsignor Marcuzzo, il pellegrinaggio è «il mezzo più “facile” e più efficace per aiutare la Terra santa». Infatti, «un pellegrinaggio fa bene sia al pellegrino come al cristiano locale, e non comporta aggravi supplementari per nessuno. I pellegrinaggi aiutano i cristiani locali innanzitutto economicamente, poiché si sa che una buona percentuale di cristiani (a Betlemme e a Gerusalemme si stima una media del 30 per cento) ricava il suo mezzo di sostentamento dal lavoro » in questo settore. Tuttavia il sostegno principale e più importante che i pellegrini possono offrire ai cristiani locali è «morale, sociale e ecclesiale. Sempre a causa del fatto di essere una piccola minoranza, la Chiesa locale si scopre forte e incoraggiata dalla Chiesa universale quando si sente parte di un corpo più grande».

© Osservatore Romano - 14 agosto 2015