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Dalla Romania l’appello del cardinale Sandri

siria1«Corriamo con il pensiero e con la preghiera ai nostri fratelli e sorelle dell’Iraq, della Siria, dell’Ucraina che sono messi alla prova a motivo della loro fede, strappati dalle loro case marchiate con il nome del Nazareno, privati non di rado degli affetti più cari, violati nell’innocenza dei bambini e nella dimensione sponsale delle donne».
È questo l’appello che, dalla Romania, il cardinale Leo- nardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha lanciato domenica mattina, 31 agosto, celebrando la messa nella cattedrale latina di san Giuseppe a Bucarest. A quanti vivono la persecuzione, ha auspicato con forza il porporato, «sia dato di conoscere, più forte di ognuno di questi terribili sconvolgimenti, il fuoco divorante dell’amore di Dio, che ci ha sedotto e ha conquistato il nostro cuore». E, ha aggiunto, «sia consentito che le fiamme della carità e della solidarietà internazio- nale coprano e vincano quelle omicide e irrazionali di chi deruba e fa violenza in nome di Dio, giungendo persino a violare le menti dei fanciulli per insegnare loro la distruzione, l’odio e la violenza contro i fratelli in umanità». «Ci uniamo così — ha affermato ancora il cardinale Sandri — ai sentimenti e alla forza dell’inter- cessione di Papa Francesco che, instancabilmente, ci richiama al- l’esercizio della speranza e della carità fraterna». Nell’imminenza del primo anniversario della pre- ghiera per la pace in Siria, «anco- ra con lui preghiamo, digiuniamo, i n t e rc e d i a m o » . Primo motivo della visita a Bu- carest del prefetto della Congrega- zione delle Chiese Orientali è sta- ta, sabato 30, l’inaugurazione dell’eparchia di San Basilio Ma- gno e l’intronizzazione del primo vescovo. Lo stesso giorno il por- porato ha anche incontrato il pa- triarca ortodosso Daniel, portando il saluto del Pontefice e manife- stando il desiderio di proseguire nel cammino intrapreso di dialogo e collaborazione fraterna. E infatti, nell’omelia della messa domeni- cale nella cattedrale latina, il car- dinale ha indicato come «primo segno della credibilità del nostro discepolato» proprio «l’armonia vissuta insieme alla Chiesa greco- cattolica, l’apertura al dialogo franco e sincero con i fratelli della Chiesa ortodossa di Romania, e la comune gara nella stima vicende- vole e nel servizio della carità, particolarmente per i più poveri, i sofferenti e coloro che hanno smarrito la speranza per i drammi familiari, del lavoro e della solitu- dine». Del resto, ha rimarcato, «nel giorno del Signore ci siamo radu- nati a celebrare l’Eucaristia, per accogliere il dono della parola del Signore ed essere nutriti del suo corpo e del suo sangue: grazie a questi doni si ridesta in noi la co- scienza di essere il popolo dei ri- sorti con Cristo, portatori di una speranza non fondata su progetti umani, ma sulla fedeltà di Dio al- la sua alleanza». Inoltre, ha prose- guito il cardinale, «nella comunio- ne dei santi, sentiamo vicino san Giovanni Paolo II , canonizzato lo scorso 27 aprile, che visitò l’amata terra di Romania quindici anni fa». E, ancora, «un commosso ri- cordo pervade tutti noi nel cele- brare il primo anniversario della beatificazione del martire Vladimir Ghika, testimone sublime di amo- re per l’unità delle Chiese in Cri- sto, che certamente ieri si è ralle- grato anche per l’evento dell’inau- gurazione dell’eparchia San Basi- lio Magno, nella cui piccola catte- drale egli spese alcuni anni di apostolato al suo ritorno da Pari- gi. La sua intercessione — ha detto il porporato — aiuti soprattutto il cammino di comunione tra le Chiese cattoliche latina e orientale con i fratelli ortodossi». Cristo, «luce vera che illumina ogni uo- mo, ci guidi, come il beato Ghika amava ripetere: “La luce è silen- ziosa. Quasi non si vede. Ma solo essa, la luce, ci permette di rico- noscere chi ci sta parlando”». «Lasciamoci provocare — è la conclusione del cardinale — dalla parola del Signore: solo se ci pre- sentiamo a lui con sincerità egli può guarirci, solo così potremo offrire i nostri corpi come sacrifi- cio spirituale, santo e gradito a Dio, solo così l’intera nostra vita sarà un culto gradito a Dio».

© Osservatore Romano - 1-2 settembre 2014