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Silenzio che fa rumore

sako-patriarcaLIONE, 1. I cristiani d’Oriente «contano sul sostegno e la solidarietà dei lori fratelli e sorelle d’Occidente»: è l’appello lanciato dal patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, che nei giorni scorsi è intervenuto a un conferenza sul futuro dei cristiani nel Vicino Oriente, con particolare riferimento all’Iraq, promossa dall’Università cattolica di Lione. Dopo avere ricordato, a partire dall’eloquenza di alcuni dati storici, la difficile situazione dei battezzati nelle regioni mediorientali — «solo fino a mezzo secolo fa i cristiani del Vicino Oriente erano il 20 per cento della popolazione, oggi si parla del 3 per cento solamente» — e l’illusione più recente derivata da un repentino cambiamento politico in alcuni Paesi, che «non ha contribuito a risolvere i problemi della popolazione», il patriarca caldeo si è soffermato sul ruolo e sulla responsabilità dell’Occidente.
Infatti, «la responsabilità della triste situazione attuale dei cristiani d’Oriente è dovuta, almeno in parte, all’Occidente, a motivo della sua politica squilibrata nella regione». Allo stesso tempo, «è triste dire che la maggioranza dei cristiani in Occidente non sia veramente cosciente della dolorosa situazione dei cristiani nel Vicino Oriente, mentre essi avrebbero la possibilità di attirare l’attenzione sulla verità della situazione e di sensibilizzare i responsabili politici». In questo senso, ha detto con fermezza il patriarca, «i cristiani d’O riente s’interrogano sulle ragioni dell’indifferenza e del silenzio dell’O ccidente». Quasi un j’accuse, dunque, nel quale si ricorda come i gruppi estremisti, che «considerano la democrazia contraria alla sharia, lanciano sistematicamente delle azioni aggressive contro i cristiani. Questi gruppi costituiscono senza dubbio la prima e concreta minaccia contro l’islam moderato». Per questo, «occorre che l’Occidente faccia pressioni sulle nazioni vicine perché si arrestino il sostegno e l’invio di combattenti nei nostri Paesi». Da parte del patriarca Sako anche l’invito all’Occidente perché si faccia promotore di un dibattito critico affinché, nelle diverse legislazioni, possano essere superate alcune palesi discriminazioni. Per esempio, sottolinea, «la conversione all’islam è considerata un fatto normale, mentre la conversione al cristianesimo è considerata come un’infrazione che può comportare diversi rischi, compresa la morte. E quando uno dei due coniugi passa all’islam, i suoi figli sono automaticamente registrati come musulmani». In tal senso, «la Costituzione di un Paese deve essere fondata sulla coesistenza sociale e politica che protegge tutti i cittadini, in tutta uguaglianza. Occorre rispettare le diversità e le libertà individuali e pubbliche al fine di portare alla creazione di uno Stato per tutti e di una vera cittadinanza». Infatti, «solo un sistema socio-politico che rispetti le diversità e le libertà individuali e pubbliche, basate su una reale cittadinanza, può rassicurare i cristiani e far loro intravedere una partecipazione effettiva al potere, come partner a tutti gli effetti. In ogni regione e in ogni amministrazione, i governanti devono poter assicurare a tutti la sicurezza e la protezione della libertà religiosa e la diversità etnica».

© Osservatore Romano - 2 aprile 2014