Ad Amman un laboratorio di sartoria di profughe cristiane irachene

rafidinAMMAN, 2. Si chiama «Rafidin» — termine arabo che significa “i due affluenti” (generalmente utilizzato per designare il Tigri e l’Eufrate, i due grandi fiumi iracheni) — ed è nata ad Amman grazie all’iniziativa di un sacerdote del patriarcato di Gerusalemme dei Latini e di due donne pugliesi: l’associazione propone a giovani rifugiate irachene cristiane in Giordania di ricostruire la loro vita attraverso la produzione di vestiti che mescolano i colori e la tradizione orientali con lo stile occidentale.
Da qui il nome, per esteso, del marchio «Rafidin, made by Iraqi Girls». Il progetto coinvolge al momento, in un piccolo atelier, undici donne (Sandra, Dalida, Diana, Farah, Santa, Shadad, Mariam, Sally, Zina, Sophia e Dina), fuggite da Mosul all’arrivo delle milizie del cosiddetto Stato islamico. È partito tutto dall’appello di padre Mario Cornioli, che accoglie i profughi ad Amman. L’obiettivo era quello di dare un’occupazione a queste rifugiate che, non potendo lavorare, restano senza fare niente in attesa del visto. La vita in Giordania non è facile per i rifugiati: «Hanno bisogno di tanto aiuto per vivere, nell’attesa di emigrare definitivamente», spiega il sacerdote. Dall’Italia hanno risposto Rosaria Diflumeri, proprietaria di una boutique a Cerignola (Foggia), e la sua concittadina Carla Ladogana, esperta del settore con corsi universitari di Scienze della moda e del costume. Sono quindi giunte in Giordania per insegnare la professione a queste giovani donne presso le suore salesiane di Amman, in modo da renderle autonome con le vecchie macchine da cucire messe a disposizione dalla comunità. La maggior parte infatti non aveva mai tenuto l’ago in mano finora: «Questo progetto è importantissimo — dichiara Shadad — poiché prima di cominciare molte fra noi non avevano mai praticato il mestiere di sarta. Abbiamo così appreso qualcosa di utile e creato delle belle cose». Per aiutare le giovani irachene, circa mille volontari della comunità italiana ad Amman offrono la loro collaborazione e il proprio sostegno all’associazione, con risultati strabilianti. Alcuni modelli — riferisce un articolo diffuso sul sito in rete del patriarcato di Gerusalemme dei Latini — sono stati presentati in Italia l’8 marzo, Giornata internazionale della donna. I vestiti, che costano fra i 50 e i 150 euro, stanno suscitando un grande interesse. La prossima tappa è lo studio di una strategia di marketing on line. L’asso ciazione «Rafidin» è già presente su una pagina Facebook.

© Osservatore Romano - 3 aprile 2016