Modello per l’Europa di oggi

San MartinoSAN GALLO, 11. Il continente europeo è «erede di san Martino» e di tutti «quegli uomini e di quelle donne che, come lui, sono alla base dell’umanesimo europeo ». Tuttavia, «anche nel nostro tempo è necessario ricordare che la vita cristiana unisce la profondità della preghiera, la vita comunitaria, l’annuncio del Vangelo, l’attenzione e la dedizione ai poveri e a quanti soffrono ».
È quanto scrive la presidenza del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee) in una lettera indirizzata «all’episcopato e a tutto il popolo d’Ungheria» nelle persone del presidente della Conferenza episcopale, András Veres, vescovo di Győr, e del primate, Péter E rd ő, cardinale arcivescovo di Esztergom-Budapest. L’occasione è data dalla celebrazione della memoria liturgica di san Martino, originario della Pannonia, nell’odierna Ungheria, che quest’anno segna anche la chiusura delle celebrazioni per il diciassettesimo centenario della sua nascita. Un’o ccasione, appunto, per «rendere grazie a Dio per il contributo umano e spirituale che san Martino ha dato al continente». Quando mancano ormai pochi giorni alla chiusura del giubileo della misericordia, i presuli del Ccee avvertono di non poter «non notare la felice coincidenza con la memoria di uno dei santi che meglio seppero incarnare nel loro tempo il volto misericordioso di Cristo». Infatti, la vita di Martino «ci dice che nell’incontro con il mendicante infreddolito il santo scoprì Gesù Cristo, si convertì, cambiò vita, mettendola non più al servizio di un potere mondano ma di Dio. Con questo incontro, Cristo rese Martino capace di vivere e di amare». E obbedendo «alla chiamata divina san Martino intraprese un itinerario di vita cristiana che lo portò a prendersi cura dei poveri e degli oppressi, a diffondere il Vangelo con coraggio, a combattere gli errori del suo tempo, a edificare le comunità ecclesiali con spirito di pastore, con i sentimenti di Cristo e la capacità di vedere il mondo con gli occhi di Dio». La lettera del Consiglio delle conferenze episcopali d’E u ro p a alla Chiesa in Ungheria — firmata dal presidente Angelo Bagnasco, cardinale arcivescovo di Genova, dai due vice-presidenti, Vincent Gerard Nichols, cardinale arcivescovo di Westminster, e Stanisław Gądecki, arcivescovo di Poznań, nonché dal segretario generale, monsignor Duarte da Cunha — ricorda ancora come «san Giovanni Paolo II affermò che san Martino fu uno dei fondatori del monachesimo occidentale». Egli appartiene anche a quella «schiera di uomini che sono a fondamento della cultura e della civiltà europea, realtà che non è soltanto una memoria, ma anche un progetto da costruire con fiducia e convinzione ». In tal senso, «la figura e il ministero di san Martino testimoniano l’immenso contributo umano, culturale e spirituale che il cristianesimo ha offerto all’Europa». Così, «unendosi ai vescovi ungheresi», il Ccee «chiede al Signore la grazia di suscitare nuovi santi europei che possano vivere la misericordia e testimoniarla nella loro vita personale e comunitaria».

© Osservatore Romano - 12 novembre 2016