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Europa I rappresentanti delle Chiese ortodosse presso l’Ue. Contro l’estremismo L'Osservatore Romano

croce ortodossa«È evidente che il problema principale che inquieta oggi l’Europa è la minaccia del terrorismo e dell’estremismo, ma per noi ortodossi non è l’unico a destare preoccupazioni nel contesto del vecchio continente. Il relativismo morale, a esempio, è un problema allarmante. Che i nostri paesi siano o non siano membri dell’Unione europea, apparteniamo tutti alla civiltà europea». Ricevendo, nei giorni scorsi scorsi, i partecipanti alla riunione del Comitato dei rappresentanti delle Chiese ortodosse presso l’Unione europea, il patriarca di Mosca, Cirillo, ha sottolineato l’importanza di formulare una posizione comune: «Come Chiesa ortodossa unica, abbiamo posizioni comuni e queste devono essere presentate insieme» per migliorare il dialogo con le istanze europee e non solo. Un percorso — ha spiegato — che in passato non è stato semplice e che per questo oggi va sostenuto, promosso e riconosciuto: «Adesso, grazie a Dio, comprendiamo come lavorare insieme».
Cirillo ha osservato che ciascuno dei membri del comitato rappresenta la sua propria Chiesa, cresciuta in un contesto politico e culturale particolare, e che, di conseguenza, ci possono essere delle differenze, ma «queste differenze non cancellano l’importanza della testimonianza ortodossa davanti alle istituzioni europee». Il futuro dell’Europa, come civiltà, «dipende dallo stato morale della società e delle persone in particolare». Il patriarca, condividendo le riflessioni sulle origini del terrorismo, le cui terribili manifestazioni toccano oggi varie nazioni, ha detto che ciò «deriva soprattutto dalla secolarizzazione radicale della società occidentale». Da qui la necessità di uno «stretto coordinamento di tutte le forze costruttive nella lotta contro la minaccia terroristica».
La riunione si è svolta dal 6 all’8 ottobre al Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca ed è stata guidata dal metropolita presidente, Ilarione. Il tema dell’incontro era «Le manifestazioni di solidarietà della Chiesa ortodossa russa con i popoli del mondo di fronte alla sfida dell’estremismo e del terrorismo».
Hanno partecipato. fra gli altri, il metropolita del Belgio, Atenagora, esarca dei Paesi Bassi e del Lussemburgo (patriarcato di Costantinopoli), il metropolita Atanasio di Achaia (Chiesa ortodossa di Grecia), il vescovo Porfirio di Neapolis (Chiesa ortodossa di Cipro), l’archimandrita Aimilianos Bogiannu (patriarcato di Costantinopoli), l’archimandrita Atanas Sultanov (patriarcato di Bulgaria), l’igumeno Philip Ryabykh (patriarcato di Mosca) e l’arciprete Sorin Selaru (patriarcato di Romania). Era presente anche l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico in Russia.
«Siamo oggi testimoni di sempre crescenti violazioni dei diritti dell’uomo nelle zone di conflitto militare, esercitate principalmente contro i cristiani. Le persone — ha affermato Ilarione nel suo discorso — sono private del necessario per vivere e soffrono la fame e varie malattie, subiscono spesso torture e violenze, sopportano mancanze di ogni genere. I fedeli di Cristo divengono martiri e confessori; un gran numero di essi è costretto a trovare la salvezza nella fuga, cercando di raggiungere i paesi del vecchio continente con tutti i mezzi immaginabili e a volte inimmaginabili». Per opporsi alla minaccia terroristica, la Chiesa ortodossa russa si sforza di sviluppare il dialogo con i rappresentanti delle comunità religiose tradizionali presenti nel paese, lavora per diffondere uno spirito pacifico ed espandere nella società i valori e gli ideali morali.
Dal canto suo il metropolita del Belgio ha messo in evidenza l’importanza del dialogo con le strutture degli stati dell’Unione europea che lottano contro terrorismo ed estremismo e per l’integrazione dei migranti sulla base del rispetto della loro cultura e identità religiosa, a condizione che le leggi e le tradizioni dei paesi che li accolgono vengano rispettate. Al riguardo Vladimir Andreyev, vicedirettore del Dipartimento per le nuove sfide e minacce (organismo del ministero degli affari esteri russo), ha constatato che le strutture statali competenti giocano un ruolo determinante nella lotta contro il terrorismo. Tuttavia, per risolvere questo difficile compito, lo stato non può fare a meno dell’aiuto delle comunità religiose tradizionali e, in primo luogo, della Chiesa ortodossa russa.
Alle intenzioni distruttive dei terroristi la Chiesa ortodossa e le altre religioni devono rispondere con idee e progetti costruttivi, ha concluso l’igumeno Philip Ryabykh, moderatore della riunione del comitato, il quale ha presentato ai partecipanti il rapporto annuale (2016) della rappresentanza della Chiesa ortodossa a Strasburgo relativo alle violazioni dei diritti degli ortodossi in Europa. Il documento menziona centocinquanta casi, più o meno gravi.

©  L'Osservatore Romano, 11-12 ottobre 2017.