Se non rispetti Maria studia il Corano

Harissa Virgin Of LebanonBEIRUT, 17. Un modo efficace per contrastare i settarismi e tutte le forme di offesa recate alle credenze religiose altrui. Così i leader musulmani libanesi hanno commentato l’inedita sentenza emessa in questi giorni dal giudice istruttore del Libano settentrionale nei confronti di due giovani musulmani libanesi.
Finiti sotto procedimento giudiziario con l’accusa di aver profanato una statua della Vergine Maria, i due hanno ricevuto come pena alternativa al carcere quella di dover leggere e memorizzare alcuni passi del Corano che esprimono venerazione per la Madre di Gesù. Secondo la ricostruzione dell’accaduto riferita dall’agenzia Fides, i due giovani, allievi musulmani della scuola tecnica di Mounjez (un villaggio abitato in gran maggioranza da cristiani, nel distretto di Akkar), alcuni giorni fa si erano introdotti in una chiesa e avevano compiuto gesti oltraggiosi nei confronti di una statua della Madonna. I due ragazzi avevano anche filmato la loro opera sacrilega, e l’avevano diffusa tra i loro compagni attraverso i social media. La polizia li aveva arrestati, e gli organismi giudiziari si erano subito attivati per stabilire la pena da comminare con sollecitudine, anche per dare un segnale rapido e efficace e prevenire l’accendersi di nuovi conflitti settari. Il giudice Jocelyne Matta, incaricata di pronunciarsi sul caso, avvalendosi per la prima volta di una specifica previsione normativa, ha dunque preferito impartire ai due imputati una lezione di cultura religiosa islamica, piuttosto che ricorrere a pene detentive. In sede processuale, il magistrato Matta ha letto da una copia del Corano la S u ra h al Imran , che esprime la venerazione tributata a Maria nel testo sacro dell’islam, disponendo come pena per i due giovani imputati la lettura, la memorizzazione e la recita di quel testo. La proposta del magistrato è stata approvata e notificata dal tribunale di Tripoli, che ha dato mandato a un responsabile del tribunale per i minori di aiutare i ragazzi nella memorizzazione della sura coranica su Maria. Prima di essere rilasciati, i due imputati hanno espresso pentimento. La decisione del magistrato, come accennato, ha ricevuto segnali di apprezzamento da leader religiosi e politici libanesi. Il premier libanese Saad Hariri, musulmano sunnita, l’ha valorizzata sui social media come una scelta utile a evidenziare ciò «che cristiani e musulmani condividono». In questo senso, la sentenza ha mostrato ai due ragazzi che la loro azione rappresentava un’offesa anche per la loro stessa religione islamica. «Il ricorso a questo tipo di pena rieducativa — ha commentato Rouphael Zgheib, direttore delle Pontificie opere missionarie in Libano — esprime un orientamento nuovo nella prassi della giustizia libanese».

© Osservatore Romano - 18 febbraio 2018