Il soffio di Assisi nei Balcani

Ebrei, musulmani, cattolici e ortodossi in dialogo dal 9 all'11 settembre
sarajevopSarajevo, città martire, teatro 21 anni fa di una guerra che durò 4 anni. Si propone all’Europa in questi giorni come la città del dialogo ospitando dal 9 all’11 settembre leader delle Chiese cristiane e i rappresentanti delle religioni mondiali per l’Incontro della Pace promosso nello “Spirito di Assisi” dalla Comunità di Sant’Egidio dal titolo “Living Together is the Future. Religioni e Culture in Dialogo”.
“È la prima volta dalla guerra - sottolinea Mario Marazziti, portavoce della Sant’Egidio, al Sir - che le quattro grandi comunità religiose, ebrei, musulmani, cattolici e ortodossi promuovono insieme un evento a Sarajevo. Sicuramente non sono i convegni a cambiare la storia ma qui siamo già oltre il convegno: il fatto di aver potuto organizzare per la prima volta qualcosa insieme è un fatto che parla ai cuori dei popoli”. L’incontro avrà inizio domani con una solenne Assemblea di apertura: a dare il benvenuto saranno il presidente della Bosnia e Erzegonia Bakir Izetbegovic, il patriarca della Chiesa serba ortodossa Irinej, il gran Mufti Mustafa Ceric, il card. Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo e Jacob Finci, presidente della comunità ebraica. Verrà letto anche un messaggio di Benedetto XVI. I lavori entreranno poi nel vivo con due giorni di incontri e dibattiti: 28 i panel previsti in cui si parlerà di immigrazione, Medio Oriente, Libano, Siria, Pakistan, della sofferenza dei cristiani nelle regioni in guerra.

Che cosa si propone l’incontro di Sarajevo?
“Il dialogo tra i credenti e le religioni non ha paura di confrontarsi con il conflitto e con le difficoltà ma si chiede in maniera profonda come le religioni possono contribuire a cambiare il profondo della storia dell’uomo. Siamo in un momento nel Mediterraneo e nei Balcani dove il vivere insieme non sembra possibile ma è la necessità di tutti i giorni. Anche se ci sono difficoltà, qui da Sarajevo le religioni si prendono la responsabilità di lanciare un segnale di riconciliazione che in questo momento le classi politiche fanno fatica a fare”.

È soli pochi giorni fa l’ennesimo naufragio di profughi al largo di Lampedusa. Nel vivere insieme europeo, qualcuno è escluso?
“Il Mediterraneo rischia di essere una bara d’acqua. Quando si ha notizia di un naufragio nel Mediterraneo si calcola che sia tre volte tanto il numero delle vittime. C’è un movimento che non è arrestabile: chi parte, sa e conosce molto bene le difficoltà e i rischi a cui va incontro. Le loro famiglie si sono tassate per farlo partire perché rappresenta il futuro delle loro comunità. Hanno quindi poco senso i pattugliamenti in mare: la speranza non si può bloccare. Non è un problema solo italiano ma di cooperazione europea: dobbiamo rilanciare una cooperazione internazionale vera, profonda con l’Africa, con le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo per costruire ragioni per rimanere nei propri Paesi e costruire futuro in quei Paesi”.

La prossima settimana Benedetto XVI sarà in Libano per consegnare l’Esortazione post sinodale alle chiese del Medio Oriente. Un viaggio che giunge in un momento di transizione per l’intera regione dove sono in corso gravi conflitti come in Siria…
“Questo viaggio è incredibilmente coraggioso per la situazione politica, per i tempi in cui avviene, per la sicurezza personale del Pontefice. Ragioni che potevano sconsigliare un viaggio cosi. Al contrario, sono le ragioni per cui Benedetto XVI ha scelto di farlo. Credo che sia un grande regalo del Papa al mondo e soprattutto al Medio Oriente. Qualunque leader mondiale oggi andasse in Medio Oriente avrebbe difficoltà su che cosa dire, poiché siamo di fronte ad una situazione in cui si sta ricostruendo quasi la guerra fredda. Pensiamo alla Siria, da una parte ci sono Usa, Europa, i Paesi del Golfo ed altri, e dall’altra Cina, Russia, Iran, Brasile, India, i grandi emergenti. In questo quadro qualunque leader mondiale dell’Est o dell’Ovest avrebbe difficoltà ad esprimersi”.

Cosa pensa dirà il Papa?
“Benedetto XVI lancerà un grande messaggio di speranza e di sostegno ai sofferenti, a coloro che si sentono abbandonati, esorterà tutti a cercare vie di pace per abbassare il tasso di violenza, e soprattutto, incoraggerà i cristiani che sono un ponte di convivenza con tutti”.

Qual è il suo auspicio per questo Meeting mondiale ospitato nella Gerusalemme d’Europa?
“Domani, nella cerimonia di apertura, ci sarà la consegna da parte della Comunità musulmana di Bosnia al Gran rabbinato di Gerusalemme di una copia speciale dell’Haggadah di Sarajevo, tipo di narrazione del Talmud e di parte della liturgia ebraica, salvato dalla distruzione dai musulmani. Ritengo sia non solo un simbolico gesto di pace ma rappresenta la scelta di dire reinventiamo le strade per vivere insieme. Sarajevo, come tutte le città del mondo, come Gerusalemme, è paradigma non del passato ma del futuro della convivenza”.

a cura di Maria Chiara Biagioni e Daniele Rocchi, inviati Sir Europa a Sarajevo

© www.agensir.it - 8 settembre 2012