In cammino gli uni con gli altri

moschea-grazdi EGON KAPELLARI
Motivo di questa celebrazione è il giubileo «100 anni della legge sull’islam in Austria». Dopo l’o ccu-pazione e l’annessione di Bosnia ed Erzegovina da parte della monar-chia danubiana austriaca, l’o rd i n a -mento giuridico austriaco ha ricono-sciuto ai musulmani che vivevano in tali regioni una normativa che, fa-cendo un confronto con altri Stati dell’Europa centrale e occidentale, appare ancora oggi paradigmatica. Detta legge ha riconosciuto anche ai cittadini di religione musulmana i diritti stabiliti dalla «legge fonda-mentale dello Stato sui diritti gene-rali dei cittadini» del 1867, relativi alla libertà di religione e al pari trat-tamento di tutte le Chiese e le co-munità religiose riconosciute dallo Stato. Il lungo cammino verso questa legge fondamentale dello Stato ha avuto inizio nel Medioevo, durante la lotta delle investiture, e aveva portato, dopo le guerre confessiona-li del XVIIsecolo, a una relativa se-parazione tra Stato e comunità reli-giose, con l’abbandono del princi-pio sancito dalla pace di Augusta del 1555. Lo Stato austriaco, sulla base del-la suddetta legge fondamentale del-lo Stato, per principio si pone in modo neutrale dinanzi alle Chiese e alle comunità religiose da esso rico-nosciute. Non si tratta però di una posizione che denota mancanza di interesse o di rapporto, bensì di un modo positivo d’intendere la neu-tralità. Lo Stato ha l’obbligo di assi-curare il bene dei propri cittadini, e pertanto deve garantire anche giuri-dicamente la libertà di culto. In tal senso, né la legge per le comunità di culto israelitiche, né la legge sull’islam, né il concordato tra l’Au-stria e la Santa Sede relativo alla Chiesa cattolica sono da considerar-si privilegi. Durante il concilio VaticanoII, la Chiesa cattolica, nella dichiarazione sulle sue relazioni con le religioni non cristiane, ha riflettuto anche sui rapporti con i musulmani e ha par-lato di loro con stima. I cristiani — disse allora il concilio — si impegne-ranno, insieme con i musulmani, a «difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia so-ciale, i valori morali, la pace e la li-bertà» (Nostra aetate, n. 3). La legge austriaca sull’islam consolida le fon-damenta per una buona convivenza nello Stato e nelle comunità. Il giubileo della legge austriaca sull’islam può e deve essere anche un’occasione per riflettere sulla vita gli uni con gli altri, gli uni accanto agli altri o anche gli uni contro gli altri, di ebrei, cristiani e musulmani in una società secolarizzata. Le Chiese cristiane, e quindi anche la Chiesa cattolica, fanno molto per favorire questa convivenza. Io stes-so, nei diciotto anni trascorsi come cappellano per gli studenti delle università di Graz, e anche come di-rettore dell’Istituto afro-asiatico di Graz dal 1964 al 1982, mi sono co-stantemente dedicato a ciò, trovan-do non pochi amici tra i musulma-ni. Se oggi vogliamo procedere su questo cammino degli uni con gli altri, allora i problemi, e special-mente anche le ingiustizie e le pau-re, devono essere chiamati aperta-mente per nome, e senza belle paro-le per attenuarli, da qualunque par-te essi provengano: cristiana, musul-mana o ebrea. E non riguardano unicamente il contesto austriaco o europeo, ma anche sempre il conte-sto globale. Nella società secolariz-zata attuale ai cristiani vengono at-tribuiti anche gli errori di compagni di fede del passato e del presente geograficamente e storicamente mol-to lontani. Lo stesso vale per musul-mani ed ebrei. Se vogliono essere credibili in se-no a una società secolarizzata, sia i cristiani, sia i musulmani e gli ebrei, devono impegnarsi a favore dei di-ritti umani e della libertà di religio-ne non solo nel proprio Paese, ma anche a livello internazionale. I cri-stiani in Austria sono solo una pic-cola parte dei cristiani nel mondo, e i musulmani in Austria sono una parte ancora più piccola della gran-de comunità islamica mondiale. Per quanto riguarda però la collabora-zione produttiva — seppure spesso ricca di tensioni — delle religioni mondiali in una società secolarizza-ta critica dinanzi alle religioni, l’Au-stria può comunque essere un picco-lo mondo nel quale il grande mon-do fa le sue prove. Il giubileo della legge austriaca sull’islam deve essere inteso e celebrato come impulso in tal senso.

(©L'Osservatore Romano 31 ottobre 2012)