Nessuna violenza in nome della religione

dialogo 2BEIRUT, 31. Di fronte a sfide senza precedenti le organizzazioni religiose ecumeniche «devono proseguire il loro impegno nella costruzione di società democratiche, sulla base del principio di legalità, della giustizia sociale e del rispetto dei diritti umani, inclusa la libertà religiosa». L’indicazione è contenuta nel documento pubblicato a termine del convegno internazionale sulla situazione dei cristiani nel Medio Oriente, che si è svolto dal 21 al 25 maggio a Beirut, promosso dal World Council of Churches e dal Middle East Council of Churches. Oltre un centinaio di delegati provenienti dalla regione e da altri Paesi, in rappresentanza di varie comunità cristiane, si sono riuniti presso il monastero di Notre-Dame du Mont per dare testimonianza, attraverso la preghiera e l’azione, in favore del sostegno ai cristiani in quei Paesi dove si concentrano conflitti e discriminazioni. In occasione del convegno è stato anche lanciato un appello nel quale si esprime preoccupazione per i due vescovi ortodossi rapiti in Siria nel mese di aprile. «Preghiamo e speriamo — si afferma — che la loro rapida liberazione possa rafforzare le relazioni tra le comunità religiose e la fiducia che sono state costruite nel corso dei secoli in una regione che è stata ed è ancora un esempio di diversità e di vita assieme nel rispetto reciproco». Nel documento si fa riferimento «all’intensificazione della crisi» che colpisce il Medio Oriente, ma che, si puntualizza, «riguarda tutta l’umanità». In particolare, è spiegato che gli elementi di questa crisi sono il crescente fondamentalismo religioso, la violenza diffusa, l’insicurezza, il deficit di democrazia, la povertà, la mancanza di opportunità soprattutto per le donne e i giovani e l’aumento dei flussi migratori. I cristiani, si ricorda, «hanno una lunga storia di vita in società plurali che rispettano tutte le diversità, nella consapevolezza che tutti gli uomini sono creati da Dio». Il cristianesimo, è aggiunto, «insegna che nessuna violenza è accettabile, in particolare la violenza commessa in nome della religione. L’imp erativo del Vangelo, radicato nella testimonianza e nel servizio al prossimo, marca il ruolo storico dei cristiani nella regione e nel mondo». A tale riguardo, intervenendo al seminario, il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, ha commentato: «Noi, cristiani del Medio Oriente, in generale, e i cristiani della Terra Santa, in particolare, non siamo dei pellegrini su questa terra, ma siamo parte integrante della sua identità e del suo suolo». Il documento conclude richiamando le comunità cristiane all’unità e a promuovere il dialogo. I cristiani del Medio Oriente, si legge nel testo, comprendono che «solo uniti possiamo prosperare, lavorando assieme per esprimere sostegno reciproco e solidarietà» e che è necessaria «una nuova visione di cooperazione nella regione», attraverso il rafforzamento del dialogo e della cooperazione con le altre religioni, ebraica e musulmana, al fine di diffondere i semi della pace e della giustizia. L’incontro si è inserito nel ciclo del programma di iniziative che il World Council of Churches svolge sul tema della presenza cristiana nella regione. «Churches in the Middle East», è spiegato, mira a sviluppare uno spazio di confronto e di proposte, nel quale tutte le organizzazioni ecumeniche possono mettere in comune energie e risorse per una pace duratura.

© Osservatore Romano - 1 giugno 2013