Cattolici e musulmani in movimento contro la guerra

images-paceISLAMABAD, 7. Anche dal Pakistan, Paese spesso teatro di violenze e persecuzioni contro la presenza cristiana da parte di gruppi estremisti islamici, si registrano consensi e adesioni all’iniziativa di Papa Francesco per la pace. In particolare proprio dal mondo musulmano si leva un coro di voci che chiede la fine del conflitto in Siria e auspica «unione di intenti» su scala globale per mettere fine alle tensioni nella regione. Un richiamo che, ovviamente, viene raccolto anche dalla Chiesa cattolica locale, che, ricordano i suoi vertici, in un contesto seppur difficile si è sempre adoperata «per la pace e l’armonia». Maulana Tariq Ashraf, membro dell’Islamic Ideology Council, sottolinea che «è molto incoraggiante ascoltare le parole del Papa sulla situazione siriana». Il leader musulmano — riferisce l’agenzia AsiaNews — accoglie «con molto piacere» le sue parole e «il sostegno alla pace in Siria, i suoi sforzi per la tolleranza [reciproca] e la pace». E plaude allo sforzo dei cristiani, «ai quali — aggiunge — ci uniamo nel giorno di preghiera». Ieri, venerdì 6, si è svolta una «marcia per la Siria» indetta movimento islamico Sunni Tehrik. Fra i leader musulmani anche Maulana Alim Skeikh Hassan, capo del movimento Dar ul Eliumia, definisce «positiva» l’iniziativa del Papa, in un’ottica di pace e tolleranza. «Accogliamo con favore l’iniziativa — afferma — e condanniamo quanto sta avvenendo in Siria. È tempo che il mondo si unisca, per la pace nella regione». In questo clima, al «grido di pace» lanciato dal Pontefice risponde il vescovo di Islamabad-Rawalpindi, Rufin Anthony, che ha indetto per il 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera al quale ha invitato «persone di tutte le fedi a unirsi alla causa». Il prelato ha chiesto di mettere da parte «le differenze e pregare per la pace in Siria» e ha condannato «l’uso delle armi chimiche e la perdita di vite innocenti. Preghiamo per la pace nella regione, la Chiesa cattolica in Pakistan è sempre dalla parte della pace e dell’armonia». Anche in Indonesia, Paese islamico più popoloso al mondo e spesso teatro di episodi di intolleranza tra le etnie e le diverse tradizioni religiose, cattolici e musulmani si uniscono all’appello di Papa Francesco per la pace, sottolineando che «le armi non rappresentano la soluzione per dirimere i conflitti», ma finiscono solo per «acuire il circolo della guerra». Rilanciata dai vertici della Conferenza episcopale, l’iniziativa del Pontefice ha raggiunto anche i non cristiani ed è stata accolta con favore. Attivisti e personalità islamiche sottolineano all’unisono che tutte le iniziative volte a «fermare l’escalation del conflitto» vanno sostenute con vig o re . Il mondo musulmano indonesiano plaude dunque all’iniziativa del Pontefice, che viene giudicato «un agente di pace e di speranza». Aan Anshori, coordinatore del movimento Islamic Anti-Discrimination Network, con base a East Java, la provincia col maggior numero di musulmani moderati, parla di «decisione seria» presa dal Papa, in prima fila per difendere la pace nel mondo. Apprezzamento e condivisione dell’iniziativa lanciata da Papa Francesco arrivano anche da Sumanto Al Qurtuby, leader del movimento musulmano moderato indonesiano: «Faccio mie le parole del Papa secondo cui le armi non rappresentano la soluzione per porre fine al conflitto. Questa sua decisione va sostenuta con forza». Da parte loro, i vescovi indonesiani hanno risposto con entusiasmo all’appello del Papa. L’a rc i v e s c o v o di Semarang, Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta, si è subito rivolto alla comunità diocesana, ricevendo una forte adesione. «La mia personale invocazione — ha detto — è rivolta ai fedeli di tutte le religioni, perché si uniscano a questo movimento per la pace nel mondo, ma soprattutto in Siria».

© Osservatore Romano - 8 settembre 2013