Concluso a York il sinodo generale della Church of England. Una collaborazione ecumenica più stretta L'Osservatore Romano

york cathedralUna collaborazione più stretta con le Chiese pentecostali africane e maggiore libertà per i vescovi anglicani di lavorare, a livello locale, con i loro corrispondenti cristiani di altre Chiese anche se queste ultime non esistono a livello nazionale.
Il sinodo generale della Church of England, che ha concluso martedì sera, i suoi lavori all’università di York, ha deciso di aggiornare e semplificare le regole in materia di ecumenismo, che risalivano al 1988. Si tratta di una novità introdotta, ha commentato don John O’Toole, rappresentante della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles al sinodo generale anglicano, che intende «mettere nuovo entusiasmo nell’obiettivo di evangelizzare il resto del mondo».
Durante la discussione, come noto, è stato affrontato anche il tema del disarmo nucleare ed è stato deciso di chiedere al governo di sottoscrivere il trattato delle Nazioni Unite del 2017 che denuncia le armi nucleari come «pericolose e non necessarie». Dopo 11 anni — da quando fu presa la decisione di opporsi al programma nucleare Trident del Regno Unito — il sinodo anglicano è tornato su un tema così scottante.
Inoltre, i membri del sinodo hanno deciso il ritiro degli investimenti dalle aziende che non dimostrano di essere in prima linea contro il surriscaldamento del pianeta. Durante i lavori, infatti, è stato approvato, con 347 voti a favore e 4 contro, il cosiddetto “emendamento Goddard” che chiede agli enti responsabili degli investimenti della Chiesa di stato inglese, i National Investment Bodies, di cominciare a disinvestire, a partire dal 2020, e completare il ritiro dei fondi nel 2023. La Church of England è convinta che quando le Chiese cristiane parlano con una voce chiara e unita a favore della pace e della giustizia, possono veramente fare la differenza nella società.