Costruttori di una comunità aperta al dialogo

ecumenedi RICCARDO BURIGANA
«Il corso vuole essere un’o ccasione speciale per rendere possibile l’incontro, la conoscenza, il superamento di pregiudizi in modo da favorire la comprensione di cosa i giovani possono e devono fare per costruire una comunità aperta al dialogo tra le religioni»: con queste parole gli organizzatori spiegano l’obiettivo di Building an interfaith community, iniziativa promossa dal 12 al 30 agosto dal Consiglio ecumenico delle Chiese a Bossey, in Svizzera, presso la sede dell’Istituto di studi ecumenici. Il corso, che ha alle spalle una tradizione pluriennale, è rivolto ai giovani fra i 18 e i 35 anni, provenienti da varie comunità ecclesiali e religiose: dagli Stati Uniti alla Nigeria, dall’Egitto alla Svezia, da Israele ai Territori palestinesi.
Ai partecipanti viene chiesto di condividere per tre settimane le speranze e le difficoltà del dialogo ecumenico e del dialogo tra le fedi a partire dalla conoscenza dell’identità di ciascuna persona presente all’incontro. Proprio il tema della reciproca conoscenza costituisce l’elemento centrale di un corso che è stato pensato dal World Council of Churches (Wcc) nella prospettiva di promuovere il dialogo a partire dalla definizione di una strada con la quale vivere l’unità della Chiesa nella quotidianità della testimonianza della fede. Si vuole così riaffermare che è fondamentale per lo sviluppo del dialogo la scoperta di ciò che già unisce i cristiani e di ciò che invece ancora li divide, dopo aver preso coscienza di quanto importante sia la rimozione di pregiudizi e incomprensioni che, talvolta, impediscono un ulteriore sviluppo del cammino ecumenico. A Bossey i giovani sono chiamati a interrogarsi su come vivere la fede, secondo la tradizione cristiana alla quale appartengono, in uno spirito ecumenico, così da valorizzare le differenze senza rimanere prigionieri di una storia fatta di silenzi e di un presente di paure, affrontando le sfide degli anni Duemila imposte da una società sempre più secolarizzata. Per questo il corso pone l’accento sul fatto che i cristiani devono impegnarsi nella costruzione di una comunità in grado di rispondere a tante questioni, le quali sembrano rendere difficile l’annuncio evangelico in un mondo nel quale spesso prevalgono valori distanti dal cristianesimo. Tra le sfide della società contemporanea, un posto di rilievo spetta alla testimonianza ecumenica contro ogni forma di violenza e di conflitto, che è un tema sul quale il Wcc, fra l’altro, si è a lungo interrogato in questi ultimi anni, trovando collaborazione anche con la Chiesa cattolica. La denuncia e la lotta contro ogni forma di violenza, come primo passo per la costruzione di una società fondata sulla giustizia e sulla pace, costituisce un elemento fondamentale per lo sviluppo dei rapporti tra le comunità, tanto più che esso apre la strada al dialogo con le altre religioni, suscitando collaborazione con altri ambienti della società contemporanea. Proprio la dimensione del dialogo tra le religioni costituisce un elemento centrale del corso, così come per l’azione del Consiglio ecumenico delle Chiese che ha riaffermato la necessità di trovare delle nuove forme per costruire dei percorsi educativi con i quali definire i valori comuni a tutte le fedi, proprio nel rispetto dei diritti umani. Su questo punto si è sviluppata una forte collaborazione ecumenica, anche grazie all’attiva partecipazione della Chiesa cattolica che, in tanti Paesi, ha proposto iniziative concrete per favorire tale cammino di conoscenza tra le fedi, rilanciando la necessità di una comune testimonianza ecumenica nella difesa dei valori umani. Il corso comprende momenti di preghiera, incontri con docenti ed esperti, lavori di gruppo, condivisione di esperienze e visite. Il programma prevede la lettura e il commento dei testi sacri delle religioni; per quanto riguarda la sacra Scrittura si tratta di favorire la comprensione della ricchezza delle interpretazioni esegetiche, che per secoli hanno costituito un ostacolo al dialogo ecumenico. Al tempo stesso il richiamo alla Scrittura vuole sottolineare la centralità del testo biblico nella vita dei singoli e delle comunità cristiane nella prospettiva di vivere l’ecumenismo nella quotidianità dell’esp erienza di fede. Un’attenzione particolare è rivolta anche alla dimensione della spiritualità delle religioni come spazio privilegiato per comprendere quanto può aiutare il dialogo tra le religioni: per questo a ogni partecipante viene chiesto di presentare il proprio patrimonio spirituale in un tempo e in uno spazio ben definito in modo da riaffermare l’idea di come il dialogo debba svilupparsi proprio nella conoscenza delle identità di ogni tradizione religiosa, tanto più per il dialogo ecumenico che deve vivere l’unità nella diversità. Durante le tre settimane, oltre a un incontro con il reverendo Olav Fykse Tveit, segretario generale del Wcc, i giovani avranno anche la possibilità di ascoltare docenti dell’Istituto di Bossey, responsabili di diversi programmi del World Council of Churches: si tratta di uomini e donne impegnate nel dialogo interreligioso, come Ibrahim Aladoofi, ex ambasciatore dello Yemen presso le Nazioni Unite, e il rabbino Marc Raphaël Guedj, direttore della Fondazione Racines et Sources di Ginevra. I relatori introdurranno le grandi religioni (cristianesimo, ebraismo e islam) o alcuni temi, come la responsabilità delle religioni nella salvaguardia del creato, sui quali i partecipanti saranno poi chiamati a lavorare nei gruppi di studio, definendo dei programmi per costruire una comunità interreligiosa. Il corso, come ha ricordato Kelly Brownlee, coordinatrice del programma di formazione del Wcc, vuole essere un momento di conoscenza per il dialogo così da riaffermare quanto sia importante l’impegno ecumenico dei cristiani nel rimuovere ostacoli alla collaborazione tra uomini e donne di fedi diverse e per la costruzione della pace nel mondo.

© Osservatore Romano - 12-13 agosto 2013