Trump, Gerusalemme e il Medio Oriente. Cosa può mai andare storto?

web3 general view jerusalem israel stefano rocca i shutterstockE la Chiesa cosa pensa della questione "Gerusalemme capitale"?

A Giungo di questo stesso anno, quindi circa sei mesi fa, il SIR, chiedeva all’amministratore

apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, monsignor Pierbattista Pizzaballa, quale sarebbe stato – a suo giudizio – l’impatto di una possibile scelta di Trump di muovere l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. La risposta è stata netta “Sarebbe come mettere un cerino dentro una tanica di benzina”.

Quali sono invece i rapporti tra la Chiesa e Israele?

Pizzaballa diceva, circa il secondo punto della questione, che “ci sono due aspetti da considerare: quello del negoziato tra Stato di Israele e Santa Sede e quello della vita ordinaria della Chiesa locale”. “Circa il concordato che definirà dal punto di vista legale il futuro della Chiesa in Israele, esso è in dirittura d’arrivo. La firma potrebbe arrivare entro quest’anno. Poi bisognerà interpretare l’accordo”. Attualmente la situazione è che:

Per quel che riguarda la vita ordinaria della Chiesa locale non c’è alcun atteggiamento di Israele. Praticamente non esistiamo. Guardiamo alle scuole: si concedono contributi agli istituti privati meno che a quelli cristiani e, comunque sia, sempre in misura minore che in passato. Come cristiani dobbiamo essere più presenti nel territorio, non possiamo solo lamentarci.

Compito della Chiesa è costruire relazioni sempre più positive con Israele per far capire che siamo una realtà del territorio con cui devono fare i conti. Purtroppo molto spesso le scelte che vengono fatte non ci tengono in nessuna considerazione.

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2017/12/05/trump-gerusalemme-e-il-medio-oriente