Da Caritas Roma a Caritas Djibouti, uno scambio durato 6 mesi

caritas djibouti gibutiIl reportage dell’esperienza di volontariato vissuta da Paola Aversa, nella segretaria di direzione dell’organismo romano, e il “gemellaggio” tra le due realtà.
(una preziosa e ampia testimonianza sulla "Chiesa del Silenzio" dei nostri giorni, n.d.OC)
Tornata da pochi giorni in Italia, non posso non volgere
indietro lo sguardo all’8 settembre scorso, quando fui accolta calorosamente all’aeroporto di Djibouti dal vescovo Giorgio Bertin e da Maria Josè Alexander, direttrice di Caritas Somalia. Ero partita la sera precedente da Roma, eccitata per l’esperienza che mi aspettava ma preoccupata per quello che lasciavo – la famiglia, la casa, il lavoro, gli amici – e soprattutto per quello che avrei trovato al mio arrivo. In fondo sarebbe stata la mia prima esperienza significativa in Africa. Avevo desiderato tanto fare un’esperienza di volontariato “forte”. Non che non avessi avuto modo di sperimentare il contatto con l’umanità più sofferente: oltre al mio lavoro in Caritas Roma al servizio dei poveri della mia città e dei migranti e rifugiati che si rivolgono al nostro Centro di Ascolto Stranieri per chiedere accoglienza e consulenza, da molti anni seguo le vicende del Corno d’Africa collaborando con HEWO, un’associazione che da quasi cinquanta anni opera in Etiopia ed Eritrea con bambini e malati di lebbra e Hiv.
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