In Iraq si respira un’aria nuova
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- Creato: 09 Febbraio 2018
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In Iraq finalmente si respira un’aria nuova, anche se ancora non può bastare. Infatti, sostiene il patriarca caldeo, «se da una parte ci sono segnali incoraggianti per tutto il paese, compresa la sua comunità cristiana, d’altra parte un certo tipo di ideologia legata al fondamentalismo islamico non è sparita con la cacciata dello stato islamico. È più difficile, certo, sentire ora dalle moschee incitamenti all’odio verso gli infedeli ma questo ai cristiani non basta e non può bastare».
In tal senso, viene sottolineato, l’esempio forse più lampante è quello rappresentato dalla piana di Ninive. «Nei villaggi della piana — osserva Sako — delle ventimila famiglie cristiane che li abitavano circa settemila sono tornate ma è indubbio che le tensioni tra il governo centrale e quello curdo spaventano coloro che pensano di potersi trovare tra due fuochi ed essere costretti a una nuova fuga. L’ostinazione delle parti, la mancanza del dialogo e della volontà di instaurarlo rappresentano un ostacolo enorme. Ci sono villaggi cristiani, penso a Batnaya o a Telkeif, in cui nessuna famiglia ha ancora deciso di tornare». Ai cristiani in Iraq manca dunque la sicurezza. Ma non solo. Hanno bisogno anche del sostegno economico e morale.
© © Osservatore Romano 9.2.2018