Italia Dossier della Caritas italiana sulla Siria in guerra da sette anni. Costretti a tutto per sopravvivere L'Osservatore Romano

ghouta est«La guerra piace a chi non la conosce»  ***    «Sulla loro pelle. Costretti a tutto per sopravvivere»: è il drammatico titolo scelto dalla Caritas italiana per il dossier sulla Siria, pubblicato a sette anni dall’inizio della guerra che ha provocato finora
oltre mezzo milione di vittime tra i civili. Sotto le bombe, stremati dal conflitto vivono oggi in Siria tredici milioni di persone in condizioni di estrema necessità, mentre tre milioni di bambini non possono frequentare la scuola. Sono i dati più eclatanti del documento che si apre con la frase «La guerra piace a chi non la conosce», dello scrittore latino Vegezio, vissuto tra il IV e V secolo, per confutare il concetto di guerra “giusta”, “necessaria”, un termine «che come un morbo — si legge nell’introduzione — è dilagato nelle dichiarazioni dei leader del ventunesimo secolo; leader che si nascondono dietro lo spauracchio della “diffusione della democrazia” in favore dei popoli oppressi da dittature, per giustificare il perseguimento di una guerra che ha fini economici e politici, molto concreti e poco ideali».
Questo dossier — scrive la Caritas — «vuole fare da cassa di risonanza del messaggio di Papa Francesco del 25 dicembre scorso: “Possa l’amata Siria ritrovare finalmente il rispetto della dignità di ogni persona, attraverso un comune impegno a ricostruire il tessuto sociale indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa”». Cospicuo l’impegno della Chiesa nella pianificazione e l’implementazione degli interventi a sostegno della popolazione locale e dei profughi siriani nei paesi limitrofi, dove si è avvalsa complessivamente di oltre duemila operatori e cinquemila volontari per offrire assistenza umanitaria e mantenere vive le attività pastorali e spirituali.
Il dossier documenta l’escalation delle violenze contro la popolazione siriana (i morti tra i civili sono quadruplicati nel 2017). Occorre rifiutare l’espressione di «danni collaterali» — si denuncia — che nascondono «una controparte umana pesantissima, fatta di centinaia di migliaia di uomini, donne, bambini che muoiono sotto il fuoco “strategico” di bombe intelligenti». In trentasei pagine Caritas italiana affronta la tragedia del popolo siriano, analizzando la guerra nel contesto internazionale e regionale, focalizzando le connessioni con l’Europa e l’Italia, riportando dati e testimonianze e infine ponendo la questione «siamo tutti colpevoli», per arrivare alla consapevolezza degli errori compiuti non solo da governi e soggetti politici ma anche dagli stessi organismi umanitari, che somministrano alle «persone colpite dal cancro della guerra» cure che possono creare «dipendenza» e anche degenerare, se prolungate nel tempo, in azioni ricattatorie da parte di chi distribuisce gli aiuti. In chiusura il dossier sollecita lo sviluppo di nuove appropriate forme di intervento umanitario.
L'Osservatore Romano, 15-16 marzo 2017.