Romania. Allargare lo sguardo dentro la pandemia

romania 2 bNegli ultimi mesi i problemi si sono moltiplicati. I ragazzi sono abbandonati a se stessi. A volte si è chiusi in 5 o 6 in un monolocale. Simona Carobene, della Ong Fdp, racconta i nuovi progetti nati sulla spinta dell'emergenza. Davide Perillo «Si soffre vedendo la gente che soffre. C’è molta povertà, qui: non solo economica, ma educativa. E la pandemia ha moltiplicato i problemi. Però, se devo dirtela tutta, è un bel periodo. Ci sta aiutando ad allargare lo sguardo». Simona Carobene, italiana trapiantata a Bucarest, è la direttrice di Fdp – Protagoniști în educație (“Protagonisti nell’educazione”), associazione impegnata su tutto il fronte dell’esclusione sociale, ma con un occhio di riguardo ai bambini. Che da queste parti scontano il Covid e l’implosione delle loro vite in maniera più dura che in altre fette d’Europa: «Ci sono zone in cui i ragazzi non fanno nulla da mesi: non hanno i mezzi per fare scuola a distanza, gli insegnanti non sono preparati, le famiglie restano sole. A volte vivono in 5 o 6 in un monolocale, magari con il papà alcolizzato e senza energia elettrica né connessioni. Altro che tablet e Dad…».

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