Manuel Nin Guell


esaltazione santa croce Esaltazione della Santa Croce

 

Icona slava del XIX secolo

 

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce nella tradizione bizantina

Oggi l’argilla della nostra umanità è innalzata nei cieli.

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce il 14 di settembre, è la seconda grande festa dell’anno liturgico bizantino, dopo quella della Natività della Madre di Dio il giorno 8 dello stesso mese. La liturgia bizantina celebra la croce di Cristo come luogo della sua vittoria sul peccato e sulla morte, luogo di salvezza, luogo dove il Signore innalzato in essa ci porta tutti, assieme a Lui, al suo Regno. Nei tropari della festa dell’Esaltazione della Santa Croce troviamo tanti riferimenti veterotestamentari visti, cantati e celebrati come prefigurazione della redenzione portata a termine dal Signore nella sua croce. Tendendo le mani in alto e mettendo in rotta Amalek, il tiranno, Mosè ha prefigurato te, o croce preziosa, vanto dei credenti, sostegno dei martiri lottatori, decoro degli apo­­stoli…, per que­sto, vedendoti innalzata, la creazione gioisce e fa festa, glorificando il Cristo… Tracciando una croce, Mosè, col bastone ver­ticale,  divise il Mar Rosso…, poi lo riunì su se stesso con frastuono… di­segnando, orizzontalmente, l’arma invincibile… Mosè pose su una colonna il rimedio che salvava dal morso velenoso e distruttore… e con questo trionfò del flagello”.

La liturgia bizantina, inoltre, si trattiene a sottolineare il parallelo e la continuità tra l’albero del paradiso e l’albero della croce. Nel luogo dove avvenne la caduta del primo Adamo, avviene l’innalzamento del nuovo Adamo e la nostra redenzione: “Dopo la tremenda caduta nel paradiso per l’amaro consiglio dell’omicida sul Calvario tu mi hai rialzato o Cristo, riparando con l’albero la maledizione dell’albero Venite, genti tutte, adoriamo il legno benedetto… poiché colui che con l’albero ha ingannato il progenitore Adamo, viene adesca­to dalla croce… poiché con un albero bisognava risanare l’albero, e con la passione dell’impas­si­bile di­strug­gere nell’al­bero le passioni del condannato”.

Nella festa odierna la croce viene innalzata, esposta e venerata in mezzo alla chiesa, che diventa nuovo paradiso, non luogo di condanna ma di salvezza: “In mezzo all’Eden, un albero fece fiorire la morte; in mezzo alla terra, un albero fece germogliare la vita; per aver gustato del primo, da incorruttibili, siamo di­venuti corruttibili, ma, giunti in possesso del secondo, abbiamo goduto dell’incorruttibilità: con la croce, infatti, Cristo ha salvato il genere umano”. Il parallelo, il contrasto e allo stesso tempo l’avvicendamento tra l’immagine dei due alberi, mette in luce anche i due frutti che da essi germogliano: quello della condanna nel primo, e Colui che è la vera vite e la vera vita nel secondo: “O straordinario prodigio! La croce che ha portato l’Altissimo, quale grappolo pieno di vita, si mostra oggi ele­vata da terra: per essa siamo stati tutti attratti a Dio, e la morte è stata del tutto inghiottita. O albero imma­co­lato, per il quale gustiamo il cibo im­mor­tale dell’Eden, dando gloria a Cristo!”.

          Con delle bellissime immagini poetiche e allo stesso tempo profondamente teologiche, alcuni dei testi liturgici collegano nella croce tutto il mistero pasquale di Cristo, la sua morte, la sua risurrezione e la sua ascensione ai cieli: “Oggi la pianta della vita sorgendo dai penetrali della terra, conferma la risurrezione del Cristo in essa confitto; e, innalzata da mani consacrate, annuncia la sua ascensione ai cieli, grazie alla quale la nostra argilla, risollevata dalla terra su cui era caduta, ha la citta­dinanza nei cieli… Signo­re, che sulla croce sei stato innalzato, e che per essa ci hai innalzati con te, rendi degni quelli che ti cantano, della gioia del cielo”. La croce come luogo di vittoria, la croce innalzata come professione di fede cristiana: “Vedrete la vostra vita appesa davanti ai vostri occhi. Oggi la croce è innalzata, e il mondo è liberato dall’in­ganno. Oggi si inaugura la risurrezione di Cristo, ed esul­tano i confini della terra… Hai operato la salvezza in mezzo al­la terra, o Dio, con la cro­ce e la risurrezione…”.

          La croce infine è anche il luogo dove il buon pastore carica sulle sue spalle la pecora smarrita e la riconduce all’ovile: “Hai sollevato sulle spalle, o Salvatore, la pecora smar­rita, l’hai condotta al Padre tuo con la tua croce venerabile e vivificante, e l’hai annoverata tra gli angeli, nello Spirito divino: perché tu hai contrapposto albero ad albero, o Cristo, e noi ora innalzandolo con fede glorifichiamo te, che su di esso sei stato innalzato e con esso hai innalzato noi”.

          La croce vittoriosa piantata, esaltata nel bel mezzo della Chiesa, che diventa l’Eden riaperto alla salvezza ed alla vita. Diventa luogo di pace e di piena comunione. Nella tradizione bizantina, ogni giorno, al mattutino, al vespro e nella celebrazione della Divina Liturgia la Chiesa prega “per la pace del mondo intero…”, affinché la preghiera per la pace sia sempre presente nella liturgia della Chiesa. Oggi, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, per espresso desiderio del Santo Padre, preghiamo in modo speciale per la pace in Ucraina, per la fine di una guerra, ingiusta ed ingiustificabile come tutte le altre guerre nel mondo, e preghiamo per le persone che in quella terra martoriata sono morte, per le persone che ne piangono la scomparsa violenta, per i feriti, gli sfollati, i profughi. E preghiamo anche per coloro che l’hanno provocata, l’hanno voluta questa guerra, e lo facciamo perché siamo cristiani e la nostra preghiera, se veramente cristiana e quindi gravida di Vangelo, sarà una preghiera per tutti, amici ed anche nemici. Preghiamo per tutti, aggrediti ed aggressori, per tutti senza eccezione perché questa nostra preghiera nasce ed unicamente dal Vangelo, che è Parola del Signore per tutti quelli che un giorno nel suo nome siamo stati battezzati, un Vangelo che ci chiede di pregare per il nemico, di porgere l’altra guancia, di perdonare fino a settanta volte sette. La Croce come luogo di vittoria sul peccato e sulla morte e anche sulla guerra. Una vittoria scaturita dalla riconciliazione e dalla pace, che ha la Croce di Cristo e la nostra come unico stendardo, unico baluardo, senza vincitori e vinti, senza sconfitti e vincenti, fratelli tutti in Cristo Signore che nella e dalla Croce ha perdonato i suoi crocifissori ed in essa e per essa ha vinto.

+P. Manuel Nin

Esarca Apostolico