Il Papa al Centro Astalli: grazie per la difesa del diritto d’asilo

Papa Francesco Messa dei Migranti 2018 Vatican Media cq5dam.thumbnail.cropped.750.422Francesco scrive a padre Ripamonti, direttore della sede italiana del JRS, il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati. Il vostro è un esempio di “cultura dell’accoglienza”, afferma, sono vicino con la preghiera e l’affetto a chi migra

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

I numeri dell’ultimo Rapporto del Centro Astalli, pubblicato pochi giorni fa, raccontano le “vite sospese” dei migranti, stretti tra la morsa della pandemia, che blocca o rallenta la vita quotidiana, e il morso dell’incertezza di chi una vita quotidiana deve inventarsela da zero in un nuovo Paese. Sono 20 mila le persone incontrate dal Centro nel 2019, tra rifugiati e richiedenti asilo, 11 mila solo a Roma. E senza girarci intorno l'ultimo report afferma che “le politiche migratorie, restrittive, di chiusura - se non addirittura discriminatorie - che hanno caratterizzato l’ultimo anno, acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità, rendendo l’intera società più vulnerabile”.

Accogliete con amore fraterno

Uno spaccato ben noto al Papa che, nel citare il Rapporto, in un messaggio a padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli, apprezza in particolare il coraggio “con cui - scrive - affrontate la ‘sfida’ delle migrazioni soprattutto in questo delicato momento per il diritto d’asilo, poich° migliaia di persone – prosegue – fuggono dalla guerra, dalle persecuzioni e da gravi crisi umanitarie”. Francesco si fa vicino anche a quella categoria di persone che il diritto internazionale definisce “rifugiati” e che “voi – sottolinea ai collaboratori del Centro – accogliete con amore fraterno: a tutti sono spiritualmente vicino con la preghiera e l’affetto e li esorto ad avere fiducia e speranza in un mondo di pace, giustizia e di fraternità tra i popoli”.

Un esempio di solidarietà

L’ultima “carezza” del Papa al Centro Astalli è in realtà un augurio universale: il “vostro esempio – dice – possa suscitare nella società un rinnovato impegno per una autentica cultura dell’accoglienza e della solidarietà”.

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