A sostegno della Terra santa

effetaLa consulta dell’Ordine equestre del Santo sepolcro di Gerusalemme, l’istituzione laicale della Santa Sede che sostiene la Chiesa in Terra santa, si riunirà a Roma dal 13 al 16 novembre.

L’organismo che conta trentamila tra cavalieri e dame in 40 paesi del mondo, è articolato in 64 luogotenenze e delegazioni magistrali, i cui responsabili parteciperanno all’assemblea quinquennale insieme a rappresentanti della Segreteria di Stato e della Congregazione per le Chiese orientali. A una settimana dall’apertura, mercoledì mattina, 7 novembre, gli “stati generali” — che avranno per tema «Il ruolo del luogotenente nella missione dell’ordine» gerosolimitano — sono stati presentati nella Sala stampa della Santa Sede dal cardinale Edwin O’Brien, dal 2011 gran maestro dell’istituzione, intervenuto con il governatore generale Leonardo Visconti di Modrone, e dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto del dicastero orientale. Quest’ultimo ha esordito proponendo una suggestiva immagine per sottolineare il legame tra le due realtà. «A chi passeggia in via della Conciliazione — ha detto — può capitare di soffermarsi a guardare a due palazzi, uno quasi in fronte all’altro: il palazzo della Rovere, con le finestre costellate del motto Soli Deo gloria, e in alto la bandiera dell’Ordine del Santo sepolcro che sventola, e il palazzo Bramante, di recente restaurato nella facciata, sede della Congregazione per le Chiese orientali».

Passando poi ad analizzare la drammatica realtà del Medio oriente, il porporato ha fatto riferimento ai «tristi eventi degli ultimi anni, specie in Siria e in Iraq, senza dimenticare l’Egitto, luogo anche recente di martirio, e la perdurante tensione sul futuro tra Israele e Palestina», che hanno prodotto nel mondo «la consapevolezza che in quelle terre c’è ancora qualcuno che da sempre vi ha abitato appartenendo a Cristo», rendendo necessaria l’attivazione di «diversi sforzi perché essi possano continuare a vivere in pace e finalmente con la pienezza dello stato di cittadini e non soltanto di dhimmi o di “minoranza”», in un contesto a maggioranza musulmana. Pur rilevando che non è bastato il sinodo speciale per il Medio oriente del 2010 «per ridestare le nostre coscienze», il cardinale Sandri ha osservato che «nella serenità come nelle pagine dolorose c’è la vita della Chiesa, c’è la gioia dei bimbi rinati in Cristo, il dono reciproco dell’amore degli sposi — persino tra le rovine di Maaloula o altre città distrutte in Siria — e c’è il prendersi cura dei disabili, degli anziani, la formazione dei giovani attraverso le scuole e le università. C’è dunque la vita di gente concreta, cristiana come noi». Di conseguenza, «a noi nel benessere dell’Occidente è chiesto di vivere la fede in pienezza». Come? Per esempio, ha suggerito, andando «in Terra santa non soltanto per vedere le pietre dei santuari e i resti delle testimonianze bibliche, ma per incontrare le comunità cristiane, con la loro vita, le loro sfide e sofferenze, la loro carità quotidiana».

Successivamente il prefetto ha evidenziato «l’unione di intenti — nel rispetto delle diverse competenze — tra la Congregazione che presiedo e l’Ordine», la quale «si manifesta a più livelli, da quelli più istituzionali a quelli più operativi. Penso anzitutto alla presenza del cardinale O’Brien tra i membri del dicastero, come pure al fatto che l’Ordine è membro della Riunione opere aiuto Chiese orientali (Roaco)»; inoltre «annualmente l’Ordine garantisce il finanziamento di diversi progetti di sviluppo, di assistenza alla realtà pastorale e più in generale alla vita delle Chiese orientali. Vorrei che questo non sfuggisse — ha aggiunto — perché a un primo sguardo potrebbe apparire soltanto il legame stabile che l’Ordine intrattiene per sostenere la vita del Patriarcato latino di Gerusalemme, specie a partire dalla sua ricostituzione nel 1847 con la bolla Nulla celebrior del beato Pontefice Pio IX: gran parte delle competenze prima riservate alla custodia francescana di Terra santa nei confronti dell’Ordine passarono alla nuova circoscrizione ecclesiastica. Senza dimenticare quanto fece il patriarca Barlassina (1920-1947), ai cui meriti va ascritta anche la rivitalizzazione proprio delle attività dei cavalieri perché fosse più organico e aggiornato il loro modo di sostenere la vita della Chiesa in Terra santa».

Infine il cardinale ha ringraziato l’Ordine per lo sforzo profuso — in collaborazione con altri organismi della Santa Sede, a partire dalla Segreteria di Stato, con l’istituzione della fondazione vaticana San Giovanni Battista — «per contribuire al lavoro di riorganizzazione non soltanto amministrativa del Patriarcato latino di Gerusalemme, portando alcuni uffici al livello degli standard internazionali, oltre al decisivo apporto che si auspica possa continuare per raggiungere la piena sostenibilità dell’università di Madaba, in Giordania. Quel forse troppo ambizioso sogno si è scontrato da un lato con l’evolversi dei conflitti regionali, mettendo a repentaglio, con un afflusso di studenti inferiore alle attese, l’iniziativa, e dall’altro con una difficile gestione amministrativa».

Infine il cardinale Sandri ha accennato al centro Effetà per bambini sordomuti a Betlemme, che visiterà tra poche settimane, «anche facendo memoria di san Paolo VI, colui che tenacemente lo volle a partire dal suo viaggio in Terra santa nel 1964».

© Osservatore Romano - 8 novembre 2018