Terra Santa, i pellegrinaggi del dopo pandemia

casa Nazareth cq5dam.thumbnail.cropped.1000.563Dagli spostamenti all’accoglienza, cosa potrebbe cambiare per i fedeli diretti nei luoghi santi dove visse Gesù? Con noi fra Sergio Galdi D’Aragona, Commissario generale di Terra Santa: “Non più folle immense, ma piccoli gruppi. Anche gli spazi interni di santuari e basiliche andranno ripensati”

Federico Piana- Città del Vaticano

I pellegrinaggi post pandemia anche in Terra Santa non saranno più gli stessi. Le ferree regole del distanziamento sociale, le norme anti-assembramento e le giuste raccomandazioni per la sanificazione dei luoghi aperti al pubblico, stanno imponendo un drastico e rapido ripensamento dell’accoglienza, in questi giorni congelata dalla quarantena.

Il futuro dei piccoli gruppi

Nell’immediato futuro, le grandi masse e le celebrazioni affollate lasceranno il posto a piccoli gruppi di pellegrini che non dovranno incrociarsi tra loro. “Avremo bisogno di ripensare in modo totalmente nuovo gli spazi all’interno dei nostri luoghi santi” conferma fra Sergio Galdi D’Aragona, Commissario generale di Terra Santa. “Noi abbiamo delle basiliche, dei santuari, molto capienti che ci potranno permettere di ospitare gruppi anche di settanta persone”. Il pensiero di fra Galdi D’Aragona va subito a Nazareth, al Getsemani e al Monte Tabor, fino a qualche mese fa presi letteralmente d’assalto: “E’ chiaro che ora tutti noi dovremo concepire uno stile di vita differente anche nei viaggi, almeno fino al momento nel quale non si troverà un vaccino”.

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