In Terra Santa tra fede e accoglienza

tel-aviv-our-lady-woman-of-valorTEL AVIV, 5. Gli immigrati cristiani possono contare sull’accoglienza della comunità cattolica di Terra Santa e avranno sempre la Chiesa al loro fianco nella difesa dei propri diritti fondamentali: lo ha assicurato il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, in occasione dell’inaugurazione di un centro pastorale intitolato a Nostra Signora Donna del Valore.
La possibilità di professare la fede non è sempre agevole per i filippini, i cingalesi, gli etiopi, gli eritrei, gli indiani, i sudanesi e tutti i migranti che sono recentemente arrivati in Israele per trovare lavoro o per sfuggire da regimi politici autoritari. Fino a tre mesi fa — come riferisce il sito in rete del patriarcato di Gerusalemme dei Latini — utilizzavano come cappella un riparo antiaereo affittato a caro prezzo. Con l’aiuto di alcuni benefattori, il patriarcato è riuscito ad acquistare una casa che, dopo i necessari lavori di ristrutturazione, adesso accoglie tutti i sabati e le domeniche i numerosi fedeli per le celebrazioni e per il catechismo. Il centro serve anche come abitazione per quattro suore che, vivendo tra i migranti, li visitano e ne condividono la vita. Situato nel cuore di un quartiere povero nel sud della città di Tel Aviv, il centro ha ancora una posizione provvisoria, come spiega padre David Neuhaus, vicario patriarcale per i fedeli cattolici di espressione ebraica e responsabile della pastorale per i migranti: «Il centro si sposterà perché noi dobbiamo necessariamente vivere tra le persone che accogliamo». L’importanza di agevolare l’integrazione dei migranti con la comunità cattolica locale è stata sottolineata con forza nell’omelia dal patriarca Twal: «Io incoraggio le diverse comunità del nostro patriarcato a sviluppare un vero senso di unità nella diversità. Con loro, noi, come Chiesa, dobbiamo alzare la voce pubblicamente ed efficacemente per garantire il pieno riconoscimento dei loro diritti di essere umani e perché siano trattati in modo giusto».

© Osservatore Romano - 5-6 maggio 2014