Risurrezione e speranza · Nelle omelie di Pasqua ·

Pizzaballa celebra PasquaGerusalemme, 18. L’auspicio di un mondo senza violenze e persecuzioni: è stato questo il tema predominante delle omelie e dei sermoni pronunciati dai rappresentanti delle confessioni cristiane che, quest’anno, hanno celebrato insieme la Pasqua. «Dio — ha ricordato dalla

basilica del Santo Sepolcro l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico «sede vacante» di Gerusalemme dei Latini — voleva salvarci dall’ultimo nostro nemico: la morte. La morte è dove non c’è Dio, la morte è nelle tremende situazioni delle popolazioni di Siria, Iraq, Yemen, in ciò che è accaduto ai nostri fratelli copti che, ancora una volta, sono stati tremendamente massacrati in Egitto, a Tanta e ad Alessandria, nelle ferite, nella geografia della nostra Terra santa».

Se crediamo davvero nella resurrezione, «se crediamo alla forza dello Spirito, alla forza della parola, se affidiamo tutte queste situazioni a Lui, se le facciamo diventare domanda, preghiera, grido, allora — ha spiegato monsignor Pizzaballa — queste stesse situazioni diventeranno un sentiero di vita. Non ripieghiamoci o chiudiamoci nelle nostre paure. Non permettiamo alla morte e ai suoi sudditi di spaventarci. Sarebbe un negare con la vita la nostra fede nella risurrezione. E non limitiamoci nemmeno a venerare questo sepolcro vuoto. La resurrezione è l’annuncio di una gioia nuova che irrompe nel mondo che non può rimanere rinchiusa in questo luogo, ma che da qui deve ancora oggi arrivare a tutti».

Anche il cardinale Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires, ha sottolineato nella sua omelia che «con la resurrezione inizia una missione per tutte le nazioni e il messaggio centrale sarà per sempre che Egli vive, è resuscitato dai morti, come aveva promesso e ci ha aperto le porte del cielo che il peccato aveva chiuso». Per Poli, «Pasqua significa che qualcuno, Gesù, facendo sua la nostra umanità, è passato dalla morte alla vita e con Lui tutti coloro che credono passeranno da questo mondo al Padre, anche se devono sopportare momenti di morte fisica. Pasqua — ha aggiunto il porporato — è il centro della nostra fede, la fonte di ogni grazia che proviene dai sacramenti che noi chiamiamo pasquali. Se celebreremo la Pasqua confermeremo la fede nel Risorto, che è venuto a riscattare ciò che c’era di divino nell’uomo e che con la sua resurrezione ha aperto la storia chiusa delle nostre miserie e che adesso è illuminata dalla misericordia». 

©  http://www.osservatoreromano.va/it/news/la-morte-e-dove-non-ce-dio  18.4.2017