Nel centenario della Congregazione per le Chiese orientali Al servizio della cattolicità della Chiesa

cipresso piantato al PIOUn compleanno duplice celebrato con un ospite d’onore: Papa Francesco. È così che giovedì mattina, 12 ottobre, è stato festeggiato il centenario della Congregazione per le Chiese orientali e del Pontificio istituto orientale (Pio). Il primo momento si è svolto nella sede del Pio, che si trova nella piazza romana di Santa Maria Maggiore. Con il reggente della Prefettura della Casa pontificia, monsignor Leonardo Sapienza, hanno accolto Francesco i superiori del dicastero, i patriarchi, arcivescovi maggiori e metropoliti sui iuris, il preposito generale della Compagnia di Gesù, Arturo Sosa Abascal, e il rettore del Pio, il gesuita David Nazar. Dopo i saluti, il Papa si è diretto nel giardino interno dell’istituto, dove l’attendevano i docenti e gli studenti. Francesco ha benedetto i presenti. Poi si è avvicinato al cipresso che è stato piantato al centro del giardino, lo ha benedetto e quindi, con il preposito generalen Sosa Abascal, ha rincalzato un po’ di terra intorno al tronco con una vanga. Nell’aula magna attendevano il Pontefice i benefattori, i gesuiti e il personale non docente. Per l’occasione, Francesco ha benedetto un quadro, opera di Paul Mullay, che ricorda la sua visita a Lesbo. Poi si è intrattenuto per circa mezz’ora a colloquio con i gesuiti. Conclusa la visita al Pontificio istituto orientale, il Pontefice si è trasferito nella vicina basilica di Santa Maria Maggiore dove — accolto dall’arciprete, il cardinale Stanisław Ryłko — ha presieduto la concelebrazione eucaristica in segno di ringraziamento al Signore per il centenario del dicastero e del Pio. Numerosi gli studenti e i sacerdoti appartenenti alle Chiese orientali presenti alla messa. La liturgia è stata animata dai canti del coro formato dagli allievi dei collegi orientali presenti a Roma. Al momento della consacrazione si sono uniti al Papa intorno all’altare il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, l’arcivescovo Cyril Vasil’, segretario, il preposito dei gesuiti e il rettore del Pio. Circa una sessantina i concelebranti, tra i quali i cardinali Parolin, segretario di Stato, Sandri, Raï, patriarca di Antiochia dei maroniti, Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest, Alencherry, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese, Thottunkal, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malankarese, Poli, arcivescovo di Buenos Aires, Souraphiel, arcivescovo metropolita di Addis Abeba, Bagnasco, Vegliò, Vallini; i patriarchi Sidrak, di Alessandria dei copti, Absi, di Antiochia dei greco-melkiti, Sako, di Babilonia dei Caldei, e Grégoire Pierre XX Ghabroyan , di Cilicia degli Armeni, l’arcivescovo maggiore Shevchuk, della Chiesa ucraina, gli arcivescovi Vasil’, Pizzaballa, Piero Marini, i vescovi Malvestiti e Bürcher. Tra i concelebranti anche il domenicano Lorenzo Russo, sottosegretario del dicastero, con alcuni officiali.

Al termine della messa, il cardinale Sandri ha rivolto un breve saluto al Pontefice e poi si è diretto verso il Pontificio istituto orientale, dove ha consegnato al preposito generale dei gesuiti e vice cancelliere del Pio, la lettera apostolica di Papa Francesco. Nel saluto del cardinale Sandri Impegno ecumenico «Essere qui oggi, intorno a questo altare, ci impegna a pregare e a continuare nell’impegno ecumenico affinché giunga presto il giorno in cui possa compiersi la preghiera del Signore Ut unum sint »: nel salutare Papa Francesco al termine della messa celebrata a Santa Maria Maggiore, il cardinale Leonardo Sandri ha messo al centro il tema dell’unità. Lo ha fatto nella basilica «tanto cara alla memoria dell’Oriente cristiano, perché dedicata al mistero della Theotokos, la divina maternità di Maria, proclamato con atto solenne al tempo della Chiesa indivisa durante il concilio di Efeso». Una chiesa, ha aggiunto, sul cui altare «furono deposti i libri liturgici in lingua slava ai tempi dei santi fratelli Cirillo e Metodio, uno tra i segni più grandi con cui i sommi Pontefici hanno intuito la natura unita e plurale dell’unica Chiesa di Cristo». Il porporato ha sottolineato come i cento anni di storia della Congregazione per le Chiese orientali e del Pontificio istituto orientale, «ci fanno toccare con mano il cammino della Chiesa nel tempo, che entra sempre più in profondità nella comprensione del mistero di Cristo suo sposo e Signore, e pertanto si comprende alla sua luce con sempre maggiore consapevolezza». Significative in questo le parole di Benedetto XV : «Questa iniziativa dimostrerà manifestamente come nella Chiesa di Gesù Cristo — la quale non è né latina, né greca, né slava, ma cattolica — non esiste nessuna discriminazione tra i suoi figli e che tutti, latini, greci, slavi e di altra nazionalità hanno tutti la medesima importanza di fronte a questa Sede apostolica». Cento anni di storia in cui si è manifestata un’«unità profonda di intenti» tra la Congregazione e il Pontificio istituto orientale, che dal 1922 è stato affidato alla Compagnia di Gesù: «Un’intesa profonda e feconda oltre che un continuo dialogo tra ciò che è studiato e approfondito in ambito teologico, patristico, spirituale, liturgico, storico e canonistico, e la vita concreta delle nostre Chiese orientali».

© Osservatore Romano   12-13.10.2017