Manca tutto ma non la speranza

aleppo desolazioneTestimonianza del ministro generale dei frati minori sulle condizioni di Aleppo

ALEPPO, 19. «Ad Aleppo la situazione è scioccante. Ho avuto occasione nella mia vita di visitare altre zone di guerra, specialmente in Africa, ma quello che ho visto ad Aleppo supera ogni immaginazione. Non ho mai visto nulla di simile»: è la testimonianza di fra Michael A. Perry, ministro generale dei frati minori, che ha raccontato al sito terrasanta.net la drammatica situazione nella città siriana, dove sabato scorso un’autobomba ha provocato la morte di 126 profughi, tra cui 68 bambini.
Le vittime erano a bordo di un convoglio di pullman che stava evacuando centinaia di profughi in fuga da Aleppo. Fra Michael è stato nei giorni scorsi in Libano e in Siria, in visita alle fraternità francescane di quei paesi e alle comunità cristiane locali. Al rientro, il frate è stato ricevuto da Papa Francesco. «Ho mostrato al Papa sul mio telefono cellulare le immagini di Aleppo, delle sue strade e case distrutte, della sofferenza della gente. Ma anche un breve videomessaggio dei giovani della parrocchia latina, che hanno rivolto al Papa il loro saluto e il loro ringraziamento per la vicinanza che egli esprime alle sofferenze dei cristiani di Siria». Secondo fra Michael, in Siria è necessario che cessi al più presto la violenza e ogni genere di scontro e che «si creino spazi di sicurezza per la gente. Poi, bisogna trovare una soluzione politica più duratura. Ci sono troppe tensioni a più livelli, dentro la Siria e fuori dalla Siria. Noi come francescani — ha ricordato — stiamo cercando di mettere pressione a livello internazionale perché l’Onu prenda una decisione e si faccia carico della situazione siriana. Il popolo non può più aspettare». La parte est di Aleppo «è completamente distrutta e svuotata. Strade, case, palazzi: tutto distrutto e raso al suolo. Molta gente è in grave difficoltà: mancano le cose elementari, l’acqua, il cibo, il carburante. In questo la parrocchia latina cerca di offrire un aiuto, nel limite del p ossibile». Per fortuna, ad Aleppo da alcuni giorni non si spara più e la situazione, nonostante le devastazioni, fa ben sperare. «Mi auguro che tutte le persone scappate possano tornare nelle proprie case riedificate entro la Pasqua del prossimo anno»: è l’auspicio espresso ad «Aiuto alla chiesa che soffre» da suor Annie Demerjian, religiosa dell’ordine delle sorelle di Gesù e Maria. Si stima siano rimasti circa 40.000 cristiani ad Aleppo e nelle aree circostanti. Sono gli abitanti che non sono stati in grado di allontanarsi perché troppo poveri oppure perché i parenti che avrebbero potuto accoglierli avevano già lasciato la nazione. I cristiani aleppini, nonostante la situazione sia migliorata, si sentono ancora molto isolati e in costante pericolo. Indigenti, con insufficienti scorte di cibo e altri beni di prima necessità, afflitti da perdurante carenza di farmaci, elettricità e acqua, chiedono aiuto alle chiese. Tuttavia, nonostante la grande sofferenza abbattutasi sulla popolazione di Aleppo non sia stata dimenticata — ha detto ancora suor Demerjian — almeno a Pasqua quest’anno non ci sono stati lutti.

© Osservatore Romano - 20 aprile 2017