ARIESAN IOAN, Il tragico della storia ed il dramma del Theanthropos nel pensiero di...

 

Ariesan Ioan,
        Il  tragico della storia ed il dramma del Theanthropos nel pensiero
                                  di N. Berdjaev e H. de Lubac
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Direttore: P. Richard Čemus sj


         Nella presentazione del mio lavoro, ho preferito cominciare con N. Berdjaev, cui dedico la I° parte dell'introduzione, alla sua vita, al pensiero e alle opere mentre la II  è dedicata alla vita, al pensiero e alle opere di H. de Lubac.

           Nei capitoli della prima, seconda e terza parte della tesi, presento la visione berdjaeviano-lubachiana riguardo al nostro tema. Il problema posto da questi due pensatori del XX secolo, è costituito dalla tensione fra l'idea di un particolare destino dei popoli e la realtà storica, fra le vie che questi popoli devono seguire per raggiungere la conoscenza integrale della verità e la problematica dei rapporti con il cristianesimo-escatologico. Il filo conduttore di queste parti, centrali della tesi, è costituito dalla tragedia fra Dio e l'uomo nella storia, dal movimento sofianico della storia nella creazione, dal peccato, dalla temporalità, dalla finitezza e dalla loro tensione costante e lineare. Al riguardo, il pensiero dei due Autori, fa vedere questo percorso inarrestabile proprio all'interno della storia e della vita umana, nella manifestazione dei popoli, dei miti, delle tradizioni, delle culture, nel loro rapporto con il divino, nel rapporto religioso, intersociale ed interculturale.

              Un primo aspetto del pensiero berdjaeviano-lubachiano, è il movimento dinamico che si può osservare particolarmente nel popolo ebraico nel contatto-scontro con altri popoli, come in quello egiziano, persiano, indù e greco, evidenziando così l'identità interna di ogni popolo e cultura alla luce della manifestazione di Dio e dell'uomo nella storia. Ma la piena manifestazione di Dio, della storia e dell'uomo avviene in Gesù Cristo, nella "pienezza dei tempi" e delle culture. La manifestazione del divino nello storico-umano, si afferma con la fondazione della Chiesa cristiana, con la manifestazione del mondo Romano-Bizantino, con il Medioevo, con il Rinascimento e con la fioritura dell'Umanesimo, del Romanticismo e dell'Illuminismo, con tutte le loro grandezze e decadenze: divino e antidivino, umanesimo e antiumanesimo, storia ed antistoria.

            Un secondo aspetto del pensiero berdjaeviano-lubachiano, è il problema dell'uomo nella storia e il suo dramma nel poter realizzare la sua esistenza in un mondo temporale e finito: il dramma dell'uomo che stenta a credere, nel tormento del "credere di non credere" nella storia, nell'uomo ed in Dio. L'impresa dei due Autori, è quella di far riconciliare e armonizzare i rapporti, distrutti ed alterati, tra Dio e l'uomo, tra natura e Divinità, tra fede e ragione, tra sacro e profano, tra Chiesa e mondo. È come se vi fosse un movimento oscillatorio nella storia e nella vita dell'uomo, come se l'uomo e la storia non fossero capaci di trovare e tracciare una linea retta nel proprio cammino di divinizzazione e pienezza verso Dio, uno e trino. Il punto centrale di questa oscillazione tra Dio, l'uomo e la storia è Cristo-Uomo: la Divinoumanità.

           Un terzo aspetto che incontriamo nel pensiero berdjaeviano-lubachiano, è quello dell'ateismo doloroso, torturante e tragico di Nietzsche, che, con la tragedia della "morte di Dio", tutto è perduto e la vita non ha più senso, mentre con Marx c'è un altro tipo di ateismo, soddisfatto ed ottimista. Questa forma di ateismo presuppone la fede nella ragione, la fiducia nelle forze dell'uomo, il credere a un carattere ragionevole della materia in sé ed a un suo progresso infinito. Con lo sviluppo delle scienze naturali, con Newton, Leibnitz e Cartesio, l'uomo ha cominciato a credere che può fare a meno di Dio, anzi, affinché l'uomo possa realizzare il suo ideale deve cacciare via Dio dalla sua vita e dalla sua coscienza. Con i regimi totalitari manifestatisi attraverso diverse vie e motivazioni e con la rivolta della natura e delle sue leggi contro l'uomo, quest'ultimo ha cominciato a dubitare delle sue capacità, utilizzate non solo senza Dio, ma anche contro Dio e contro l'uomo stesso. Ma, in questa prospettiva, l'uomo diventa patetico, cadendo così nella più grande angoscia e disperazione e, dall'abisso senza Dio in cui è precipitato, egli lo supplica, chiedendogli la liberazione e la salvezza da questo stato tragico-drammatico.

           La quarta parte della tesi, è un modesto contributo personale nel quale ho cercato di portare un mio apporto sulla visione di Dio, dell'uomo e della storia, sviluppando ulteriormente il pensiero di Berdjaev e di De Lubac. Se nel pensiero berdjaeviano-lubachiano traspare già una visione di unità totale tra Dio, l'uomo e la storia, tra la teologia, la filosofia e le scienze naturali, ho cercato di chiarire ed evidenziare ulteriormente questa unità totale: la "teosofia". Nel pensiero di Berdjaev e di H. de Lubac si avverte ancora una "timidezza" nell'affermare l'unità totale fra Dio, l'uomo e la storia, fra la teologia, la filosofia e la scienza profana, tra il sacro ed il profano. Essi ancora criticano le controparti e non presentano, nel loro pensiero, un'armonia ed una totale unità della realtà storico-esistenziale e della sua totale manifestazione (o forse il tempo in cui sono vissuti non gliene ha permesso), trattando tale realtà parzialmente per partì e non armonicamente, unitariamente.