Padre Monge: Santa Sofia sia fruibile come simbolo di mondi religiosi diversi

santa sophia internoA colloquio con il sacerdote domenicano che da molti anni vive a Istanbul e che ripercorre la travagliata storia della grande basilica oggi ritornata moschea, già testimone delle cruente divisioni tra i cristiani

VATICAN NEWS

“Santa Sofia è uno dei quei siti mondiali dalla bellezza seducente, che parla fortemente di Dio, e che dovrebbe continuare ad essere fruibile in tutta la sua pienezza e anche nella contraddittorietà di una simbolica che convoca universi religiosi e culturali diversi”. Padre Claudio Monge, 51 anni, domenicano, responsabile del centro del dialogo interculturale DoSt-I di Istanbul, cerca di leggere al di fuori degli schemi e delle semplificazioni quanto accaduto nelle ultime settimane, con la decisione del presidente turco di riconvertire la grande basilica bizantina in moschea. In questo lungo colloquio con Vatican News, il religioso ricapitola le principali tappe della storia di quel monumento che sono legate alle cruente divisioni tra i cristiani prima della conquista turca.

Padre Monge, può ripercorrere brevemente la storia della basilica di Santa Sofia?

È impossibile ripercorrere la storia straordinaria e travagliata nello spazio di poche righe. L’edificio maestoso consacrato nel 537 dall’imperatore Giustiniano, non era il primo a sorgere in quel sito. La prima chiesa, conosciuta come la Grande Chiesa, fu costruita da Costantino o più probabilmente da Costanzo II e venne inaugurata nel 360. L’edificio, era a pianta basilicale con copertura lignea e fu dedicato al Logos, festeggiato il 25 dicembre, diventando la nuova cattedrale. Questa prima basilica fu distrutta da un incendio nel 404. Teodosio II costruì una seconda chiesa, sempre seguendo l’impianto basilicale con tetto in legno progettato dall’architetto Rufino. L’edificio venne inaugurato il 10 Ottobre 415, ma venne ridotto in cenere durante la rivolta di Nika, grave insurrezione scoppiata a Costantinopoli nel 532 e che per poco non costò il trono e la vita allo stesso Giustiniano. Di questo secondo edificio è stato scavato solo una parte del colonnato del portico, ad una quota più bassa dell’attuale, e restano i monumentali frammenti scultorei architettonici del timpano del protiro. Pochi giorni dopo la distruzione della seconda basilica, l’imperatore Giustiniano decise di edificare una nuova basilica completamente diversa, più grande e più maestosa rispetto a quelle dei suoi predecessori.

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