Ebrei e musulmani uniti contro l’islam radicale

Comincia il RamadanPARIGI, 9. Totale mobilitazione del-lo Stato contro ogni minaccia terro-ristica, intransigenza delle istituzioni pubbliche davanti a episodi di razzismo e antisemitismo, rifiuto di qualsiasi generalizzazione nei ri-guardi della comunità musulmana, richiamo generale ai valori e ai principi (di libertà, uguaglianza e fratel-lanza) della Repubblica: questi, in estrema sintesi, i punti più significa-tivi della dichiarazione del presiden-te francese François Hollande, rila-sciata domenica, subito dopo aver ricevuto i rappresentanti della comunità ebraica. Erano passate solo poche ore dall’operazione con la quale la Polizia ha smantellato, in varie località del Paese, una cellula islamica sospettata di aver compiuto un attentato, il 19 settembre scorso, contro un negozio di prodotti ka-sher a Sarcelles, vicino a Parigi. Un gruppo di giovani musulmani, piccoli delinquenti convertiti all’islam radicale, il cui capo è stato ucciso sabato a Strasburgo in un conflitto a fuoco con gli agenti: ciò è bastato a Hollande per intervenire di perso-na e rassicurare i cittadini, ribaden-do la fermezza dello Stato contro ogni minaccia terroristica e la vicinanza sia agli ebrei sia ai musulmani di Francia. «I luoghi di culto saranno ulte-riormente sorvegliati e protetti — ha detto il presidente della Repubblica — poiché la laicità nel nostro Paese è un principio fondamentale che spinge lo Stato a proteggere tutti i culti, in quanto si tratta della libertà di coscienza». Hollande ha voluto inoltre riaffermare il rifiuto di qual-siasi stigmatizzazione nei confronti dei musulmani, i quali «non devono pagare le conseguenze dell’islam ra-dicale. Anch’essi — ha spiegato — ne sono vittime e non tollererò che nel-la nostra Repubblica degli uomini e delle donne, per le loro convinzioni religiose, possano essere stigmatiz-zati attraverso affermazioni che sa-rebbero fuori luogo». Dopo il presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche, Richard Prasquier, e il presidente del Concistoro centrale dell’Unione delle comunità ebrai-che, Joël Mergui, il capo dello Stato ha quindi incontrato il presidente del Consiglio francese del culto mu-sulmano, Mohammed Moussaoui, al quale ha espresso la sua volontà di unione attorno ai valori della Re-pubblica, ricordando che gli autori degli atti criminosi non devono es-sere confusi con l’insieme della co-munità musulmana. Era stato lo stesso Moussaoui, il 6 e 7 ottobre, con due comunicati, a intervenire in difesa della pratica religiosa musul-mana («elemento di libertà indivi-duale e non fonte di polemica e di dibattito pubblico») e per esprimere «sostegno e fraterna solidarietà» alla comunità ebraica dopo un tentativo di attentato alla sinagoga di Argen-teuil. Anche il rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, ha rilasciato domenica una dichiara-zione sollecitando le organizzazioni musulmane del Paese a «riflettere sulle soluzioni che possano consen-tire di bloccare il propagarsi di atti-vità terroristiche contrarie ai valori della Repubblica e ai principi dell’umanesimo islamico». Per Bou-bakeur, «questa vicenda, lungi dall’essere isolata ed eccezionale, ri-vela sfortunatamente la presenza e la formazione di nuovi candidati al-la radicalizzazione di un islam jiha-dista». A quasi sette mesi dall’uccisione di Mohamed Merah — il terrorista islamico franco-algerino accusato di una serie di omicidi compiuti a Montauban e a Tolosa (tra le vitti-me anche tre bambini) — la comuni-tà ebraica continua ad avere paura. Prasquier, all’uscita dall’Eliseo, ha paragonato l’islam radicale «a un’ideologia mostruosa, di odio, si-mile all’ideologia nazista»; l’esisten-za di gruppi di delinquenti converti-ti all’islam radicale costituisce «una minaccia per la comunità ebraica e nazionale, la cui gravità e posta in gioco devono essere prese in consi-derazione da tutti». E Mergui ha parlato di avvertimento, dell’inizio di una guerre sans merciche ha come bersaglio la comunità ebraica: com-battere tale violenza, nascosta dietro l’alibi ideologico, è «più che mai una sfida per tutta la nostra società e per il futuro della democrazia».

© Osservatore Romano - 10 ottobre 2012