Un’eccezione divenuta tradizione

comandamentiPARIGI, 28. Il dialogo fra cattolici ed ebrei da eccezione a tradizione. Benedetto XVI avrebbe potuto non seguire i passi compiuti dal suo prede-cessore verso il popolo ebrai-co, invece, anche in periodi di polemica e tensione, si è reca-to nella sinagoga di Roma e in quelle di Colonia, di New York, così come a Gerusalem-me. «Gli atti fondatori di Gio-vanni Paolo II, lontano dall’es-sere una spettacolare eccezio-ne, divengono con Benedetto XVIuna tradizione di Chiesa e fanno ormai parte di ciò che deve essere fatto». Parole di Gilles Bernheim, gran rabbino di Francia, che in un’intervista a «Le Monde» commenta la rinuncia del Papa al pontifica-to e affronta l’attualità dei rapporti fra cattolici ed ebrei: «Questa decisione è degna e coraggiosa. Come ha detto l’ex direttore de “La Croix”, Bruno Frappat, siamo in un mondo dove prevale il deside-rio di schiacciare i propri simi-li». Rinunciare al potere è im-possibile, tanto ci si è battuti per arrivarci, e «allontanare se stesso dal “t ro n o ”, come Bene-detto XVI ha fatto, è una le-zione di portata universale. Questo gesto — sottolinea Bernheim — ci interpella tutti nelle nostre scelte e nelle no-stre vite». Il gran rabbino di Francia ricorda poi che il Papa non ha parlato solamente di ebraismo ma ha voluto incon-trare personalmente molti ebrei, per ascoltarli. E l’insi-stenza di Benedetto XVInel ri-lanciare la dichiarazione No-stra aetate ha favorito «in mo-do assai positivo» il rinnovato dialogo fra cattolici ed ebrei.

© Osservatore Romano - 1 marzo 2013