Se il Vaticano difende la «shechitah»

Schect«In Polonia è in atto una legge contro lashechitah, la macellazione rituale ebraica», scrive Gianfranco Di Segni, del Collegio rabbinico italiano, sul numero di agosto di «Pagine Ebraiche», il mensile dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, diretto da Guido Vitale. Partendo da questa notizia di attualità l’autore dell’articolo ventila «un possibile intervento del rabbinato italiano presso il Vaticano, come in effetti avvenne all’inizio del 1936, quando importanti rabbini d’Europa e della terra d’Israele si rivolsero a David Prato, all’epoca dei fatti rabbino capo d’Alessandria d’Egitto e che presto sarebbe diventato rabbino capo di Roma, per esercitare pressioni a favore degli ebrei polacchi».
Prato, continua l’articolo, «durante i pochi giorni passati a Roma nel marzo 1936, riuscì a incontrarsi con i rappresentanti del Governo italiano e con l’ambasciatore polacco in Italia, mentre al Vaticano incontrò il cardinale Pacelli e monsignor Tardini». La missione «ebbe successo», scrisse lo stesso Prato in un testo autobiografico inedito, le autorità cattoliche asserirono che «è carità cristiana intervenire ogni qualvolta i sentimenti religiosi sono offesi». I ricordi del rabbino si concludono con queste parole: «Certo è che se la legge non fu emanata allora e se si cercarono più tardi dei pretesti per rinviarla, per modificarla e per mutilarla lo si deve al tempestivo intervento del Vaticano».

© Osservatore Romano - 12 -13 agosto 2013