A colloquio con il rabbino Abraham Skorka

rabbino-skorka-papa-francescodi Silvina Pérez
Le coincidenze non esistono e la vita segue sentieri tortuosi tenendo in mano fili che prima o dopo si annodano. Per questa ragione nessuno a Buenos Aires si è stupito di vedere, lo stesso giorno, le immagini Rai del "sabato nero" del 1943 nel ghetto di Roma e quelle del Canale 2 israeliano con il rabbino capo di Buenos Aires, Abraham Skorka, che da Gerusalemme raccontava dei suoi progetti con l'amico Bergoglio, come quello di un possibile viaggio del Papa in Terra Santa.
 Nel corso degli anni è stato molto intenso il dialogo tra il cardinale arcivescovo di Buenos Aires e la comunità ebraica argentina. Un dialogo cominciato in sordina negli anni Novanta e che ha assunto nel tempo diverse modalità di racconto. La volontà di avvicinare i temi delle loro riflessioni a un pubblico più ampio li ha portati a condividerli in un programma televisivo andato in onda contemporaneamente sia sul Canale 21, emittente dell'arcidiocesi di Buenos Aires che sull'emittente ebraica locale Canale 10. Il cardinale Bergoglio e il rabbino, con un giornalista a fare da moderatore, discutevano su temi caldi e profondi. Non solo l'individuo e le sue problematiche, le paure, la felicità, la gioia e la pace. Ma anche i matrimoni tra omosessuali, l'eutanasia, il divorzio, l'aborto, il fondamentalismo e la politica. Dialoghi senza giri di parole e densi di significato spirituale, riproposti anche come programmi radiofonici, molto seguiti in un Paese in cui la radio accompagna e scandisce la giornata di un enorme numero di persone.
"Credo che ci sia una continuità totale rispetto a come parla e agisce Bergoglio ora - ci racconta Skorka al telefono - e il modo in cui agiva a Buenos Aires. Oggi il Papa ha parlato di "bandire l'antisemitismo dalla vita e dal cuore" ed è quello che concretamente lui ha sempre fatto qui, in Argentina".
Abraham Skorka è rettore del Seminario rabbinico latinoamericano a Buenos Aires ed è stato insignito della laurea honoris causa nel 2010, prima volta che un'università cattolica ha dato questo titolo a un rabbino. Qualche mese dopo, il dialogo a due con l'attuale Papa si trasforma in una conversazione aperta a tutti. Sobre el Cielo y la Tierra (Buenos Aires, Editorial Sudamericana, 2010) è il titolo di un libro dove un colloquio appassionato mette al centro le modalità con cui ebrei e cristiani possono camminare insieme. "Le sfide del futuro sono davanti ai nostri occhi - aggiunge Abraham Skorka - l'incontro e il dialogo tra le religioni per costruire la pace è uno dei segni di speranza".

Come proseguirà questo dialogo?

Per me Bergoglio è un vero amico, rimane la stessa persona che ho sempre conosciuto, è molto attivo. Non è uno che sta fermo. Abbiamo diversi temi in agenda. E senza dubbio le suggestioni di un viaggio in Terra Santa: una visita insieme al Muro del pianto avrebbe un valore enorme per me. La Pasqua cristiana è in stretta relazione con quella ebraica chiamata Pesach e questa occasione sarebbe un punto di arrivo di un lungo viaggio attraverso la conoscenza reciproca iniziata negli anni Novanta.

Secondo lei cosa si aspetta il Medio oriente dal Papa?


Cristiani ed ebrei non possono smettere di dialogare e di coltivare la loro amicizia. Il dialogo e l'incontro personale valgono per tutti: ebrei, cattolici, musulmani. Papa Francesco sta diventando un leader di riferimento mondiale. Il presidente israeliano Shimon Peres è rimasto molto colpito dal suo carisma e da quello che ha fatto per la questione siriana. L'invito a pregare per la pace è l'indubbio segno di una leadership intrisa di profondi valori cristiani che si avvicinano molto ai valori ebraici. Del resto la matrice è la stessa. C'è grande attesa in Israele per il suo arrivo.

La cronaca di questi giorni sembra percorrere uno di quei sentieri in cui i fili del passato tornano a intrecciarsi col presente e le ferite che sembravano rimarginate tornano a far male. È morto a Roma tra tante polemiche il nazista Erich Priebke che, dopo la fine della guerra, fuggì da un campo di prigionia vicino a Rimini e si rifugiò in Argentina. Che cosa pensa di quella vicenda?

[Il rabbino Skorka resta a lungo in silenzio prima di rispondere] Penso che ha perso l'opportunità di chiedere perdono. L'importanza del perdono è ciò che ci rende esseri umani migliori. Tutto qui.



(©L'Osservatore Romano 18 ottobre 2013)