Francesco vuole rafforzare il dialogo interreligioso

dialogo-interreligioso-2Il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso parla all'"Osservatore Romano" della prospettiva del Papa nel confronto con le altre fedi

Luca Rolandi
Roma «Dopo il Papa `teologo´ anche del dialogo tra le religioni, l'elezione di un pontefice con uno stile diretto e semplice e con una capacità sorprendente di comunicazione fa ben sperare che il dialogo continuerà, rafforzandosi». È quanto sottolinea il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, nell'intervista concessa all'Osservatore Romano.       

«Nel solco dei suoi predecessori - osserva Tauran - papa Francesco ha invitato a proseguire sulla via del dialogo e il nostro dicastero ha continuato la sua intensa attività al servizio dei rapporti di rispetto reciproco, migliore mutua conoscenza e collaborazione tra cattolici e seguaci di altre religioni. E lo ha fatto con la solita attenzione al ruolo insostituibile delle Chiese locali». Ora, conferma il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, «abbiamo il dovere di proseguire lungo la strada intrapresa, cercando anche di migliorare».      

Il dicastero si accinge a celebrare il 50° anniversario della sua istituzione, avvenuta - ricorda il cardinale Tauran - il 19 maggio del 1964 quando nacque il Segretariato per i non cristiani, poi divenuto dal 28 giugno del 1988 Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso; e della successiva promulgazione il 28 ottobre del 1965 della dichiarazione conciliare `Nostra Aetate´, «la `magna charta´ del dialogo fra le religioni».      

Il Papa aveva espresso in modo chiaro lo scorso novembre il suo pensiero, parlando ai partecipanti dell'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, Ricevendoli in Udienza Francesco aveva detto che nel dialogo interreligioso non serve “fraternità finta”, ognuno porti sua identità.

“Dialogare non significa rinunciare alla propria identità quando si va incontro all’altro, e nemmeno cedere a compromessi sulla fede e sulla morale cristiana” dice il Papa e aggiunge: “ non imponiamo nulla, non usiamo nessuna strategia subdola per attirare fedeli, bensì testimoniamo con gioia, con semplicità ciò in cui crediamo e quello che siamo. In effetti, un incontro in cui ciascuno mettesse da parte ciò in cui crede, fingesse di rinunciare a ciò che gli è più caro, non sarebbe certamente una relazione autentica. In tale caso si potrebbe parlare di una fraternità finta.”

© http://vaticaninsider.lastampa.it - 29 dicembre 2013