Il patriarca Bartolomeo alla delegazione della Santa Sede presente al Fanar per la festa di sant’Andrea

bartolomeo francescoISTANBUL , 1. In un mondo «lacerato dall’odio e da molteplici turbamenti », dove ogni giorno «assistiamo a conflitti e attentati, spesso condotti contro innocenti e perpetrati in nome di Dio», il ristabilimento dell’unità dei cristiani «non è stato forse mai come adesso più urgente e necessario»: parole del patriarca ecumenico, Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, pronunciate ieri a Istanbul davanti alla delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, Kurt Koch, al Fanar per la festa di sant’Andrea apostolo, patrono del patriarcato.
Il contesto in cui si sviluppa il cammino verso l’unità delle due Chiese — ha ricordato il primate ortodosso — è pieno di insidie: «I cristiani che vivono nei luoghi dove è sorta e si è consolidata la Chiesa di Cristo sono a volte costretti a lasciare le loro case ancestrali, a subire sofferenze, addirittura la morte. La persona umana, la vita umana stessa tende a perdere valore, il mondo affonda come mai prima nelle tenebre. Il dolore lacera il nostro cuore». La preghiera a Dio si fa sempre più pressante, implora il suo intervento. Allo stesso tempo, osserva il patriarca ecumenico, «il nostro obbligo a raddoppiare gli sforzi diviene più urgente», per «essere testimoni del Vangelo della pace e dell’amore, credenti in Cristo “in mezzo a una generazione malvagia e p erversa” (Filippesi, 2, 15), per essere i primi a dare l’esempio di riconciliazione e di amore». Nel suo discorso, l’arcivescovo di Costantinopoli ha ripercorso brevemente alcune tappe del «dialogo di carità» fra cattolici e ortodossi, prima fra tutte la Dichiarazione comune di Papa Paolo VI e del patriarca ecumenico Atenagora «per togliere dalla memoria e nel mezzo della Chiesa» le sentenze di scomunica dell’anno 1054. Dichiarazione che il 7 dicembre celebrerà il cinquantesimo anniversario: «Glorifichiamo il Dio dell’amore — afferma al riguardo Bartolomeo — per aver cancellato dai nostri cuori ogni traccia di risentimento legato a ciò che turbò le relazioni fraterne delle nostre Chiese durante il secondo millennio, e per averle rese, attraverso la purificazione della memoria, di nuovo “Chiese s o re l l e ” che con il dialogo di verità cercano di ripristinare la loro piena unità nella comunione della tavola eucaristica». Dialogo di verità, «secondo pilastro delle nostre relazioni bilaterali che, dal 1980, accompagna fermamente il dialogo di carità». Il patriarca ha ricordato «questioni spinose, come quella del primato nella Chiesa», i passi avanti fatti grazie al Documento di Ravenna, e il lavoro portato avanti dal cardinale Koch assieme al metropolita di Pergamo, Ioannis (Zizioulas), co-presidente della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. «Auspichiamo che questo dialogo continui, con il sostegno delle più competenti forze teologiche, lontano da ogni forma di espediente, unicamente focalizzato alla testimonianza della verità nella carità », ha concluso. Al Fanar era presente anche il cardinale arcivescovo di München und Freising, Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, in visita al patriarcato. Bartolomeo lo ha ringraziato per l’«aiuto prezioso» fornito al metropolita greco-ortodosso di Germania, Augoustinos (Lambardakis), al suo clero e ai suoi fedeli, «nello svolgimento del loro lavoro e della loro missione, in ammirevole collaborazione con i fratelli cattolici». La Germania — ha messo in evidenza l’a rc i v e s c o - vo di Costantinopoli — è infatti «luogo di armoniosa e fraterna collaborazione del clero e del gregge delle nostre due Chiese», fra i Paesi dove «raccogliamo e assaporiamo i frutti deliziosi del dialogo di carità nella vita quotidiana dei nostri credenti, che vivono soprattutto nella diaspora e nei Paesi che dipendono da sempre dalla giurisdizione della Chiesa di Roma». Qui «la coesistenza armoniosa e la cooperazione creativa fra cattolici e ortodossi regnano in modo particolare».

© Osservatore Romano - 2 dicembre 2015