Il saluto di Bartolomeo alla delegazione della Santa Sede che ha partecipato a Istanbul alla festa di sant’Andrea 2015

BartolomeoI Card.Koch Pubblichiamo di seguito in una nostra traduzione italiana il saluto rivolto dal patriarca Bartolomeo alla delegazione della Santa Sede che il 30 novembre scorso ha partecipato a Istanbul alla celebrazione per la festa di sant’Andrea.

Eminenza cardinale Kurt Koch
e onorevole seguito della delegazione ufficiale della nostra Chiesa sorella e più antica di Roma,
Eminenza cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, presidente della Conferenza episcopale cattolica in Germania,

È con profondo amore e particolare stima che salutiamo la vostra presenza qui come portatori della carità fraterna e degli auguri di Sua Santità Papa Francesco, nostro amatissimo fratello, al quale esprimiamo la nostra fervente gratitudine, a titolo personale e a nome della nostra santissima Chiesa di Costantinopoli, per la cortese partecipazione, ancora una volta, della sua Chiesa, per vostro tramite, alla celebrazione della nostra festa del trono di quest’anno. Con particolare gioia e gratitudine ricordiamo la presenza personale di Sua Santità tra noi in questa fausta occasione lo scorso anno, per la quale ancora una volta esprimiamo il nostro fervente ringraziamento; di fatto intendiamo questa presenza come una manifestazione dell’amore di Cristo, che secondo l’Apostolo «ci spinge» (2 Cor 5, 14), e come sostegno e solidarietà verso la nostra Chiesa nella lotta per dare testimonianza del Vangelo nel mondo contemp oraneo. La festa del trono della nostra Chiesa, che celebriamo oggi, è per molti aspetti una festa comune delle nostre due Chiese, della vecchia e della nuova Roma. Questo perché i nostri fondatori, gli apostoli Pietro e Andrea, erano fratelli nella carne, ma anche perché, secondo la lettura del santo Vangelo che abbiamo ascoltato durante la divina liturgia odierna, entrambi hanno incontrato il Signore e lo hanno riconosciuto come Messia e Salvatore del mondo. Da allora, per quasi un intero millennio le due Chiese, fondate per mezzo della loro predicazione e del loro martirio, hanno camminato nella stessa fede, unite nell’unico calice di vita, condividendo gli stessi padri e maestri, onorando gli stessi santi e in particolare la beatissima Theotokos. È questa piena comunione e unione che ora le due Chiese cercano di riscoprire, trascendendo e guarendo le ferite causate al corpo della Chiesa durante il secondo millennio, attraverso il dialogo di amore e di verità iniziato per la storica iniziativa delle stimate guide di venerata memoria delle nostre due Chiese, e che per grazia di Dio prosegue ancora oggi. Tra queste iniziative, il dialogo di amore è iniziato con un atto straordinariamente simbolico da parte delle due Chiese, ovvero la levata, nel 1965, delle scomuniche attraverso le quali le Chiese di Roma e di Costantinopoli furono divise — per ragioni note solo a Dio — durante lo scisma del 1054, inizio degli sfortunati eventi che ne risultarono nelle relazioni tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente per i successivi mille anni. Quest’anno celebriamo il cinquantesimo anniversario dello storico atto della levata delle scomuniche, e rendiamo gloria al Dio di amore per aver cancellato dai nostri cuori ogni traccia di cattivo ricordo di qualsiasi cosa abbia interrotto le relazioni fraterne tra le nostre Chiese durante il secondo millennio; infatti, la “purificazione della memoria” ci ha ricostituiti come “Chiese sorelle” alla ricerca, attraverso il dialogo di verità, della piena riconciliazione della nostra unione nella comunione della mensa eucaristica. Benedetto sia il nome del Signore per questo amore ripristinato che, preghiamo, rimarrà inconsutile nei secoli! Ogni giorno raccogliamo e godiamo degli straordinari frutti di questo “dialogo di amore” nella vita dei nostri fedeli, specialmente quelli nella diaspora e nei Paesi che storicamente sono sempre appartenuti alla giurisdizione della Chiesa di Roma, dove la coesistenza e la cooperazione pacifica e creativa tra cristiani cattolici romani e ortodossi sono particolarmente forti. Uno di tali luoghi di collaborazione positiva e fraterna tra clero e laici delle nostre due Chiese è la Germania; perciò cogliamo la presente opportunità della presenza di sua Eminenza il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, presidente della Conferenza episcopale cattolica in Germania, per esprimere — sia a lei personalmente sia alla Chiesa locale che lei guida — i cordiali ringraziamenti del Patriarcato ecumenico e della nostra umile persona per la molteplice e preziosa assistenza offerta al nostro amato fratello il metropolita Agostino di Germania, come anche al clero e ai fedeli ortodossi, perché possano svolgere in modo agevole il loro lavoro e il loro ministero, attraverso una straordinaria collaborazione con i loro fratelli e sorelle cattolici romani. Preghiamo affinché questa coesistenza e questa cooperazione armoniose siano rafforzate e sviluppate in modo costante e crescente per il progresso dell’unità della Chiesa di Cristo e la promozione del messaggio del Vangelo nel nostro mondo contemporaneo. Inoltre, è con grande attenzione e vigile preghiera che da questo sacro Centro seguiamo anche il progresso del “dialogo di verità”, quel pilastro nelle relazioni bilaterali tra le nostre due Chiese che, dal 1980 a oggi, ha accompagnato costantemente il “dialogo di amore”. Riconosciamo e ammettiamo le difficoltà che questo dialogo sta attraversando, specialmente nella sua fase attuale, in cui vengono esaminate questioni spinose come il primato nella Chiesa; tuttavia, siamo incoraggiati dal constatare che sono già state gettate fondamenta solide e adeguate per risolvere la questione con lo straordinario testo congiunto di Ravenna, che crea il contesto e le condizioni per l’e s e rc i - zio del primato nella Chiesa, che è un primato di servizio, radicato nella natura stessa della Chiesa, ed estremamente necessario per lo svolgimento del suo ministero nel mondo. Apprezziamo profondamente gli sforzi di sua Eminenza il cardinale Kurt Koch e del suo co-presidente ortodosso nella commissione per il dialogo, sua Eminenza il metropolita Giovanni di Pergamo; e preghiamo affinché questo dialogo prosegua il proprio lavoro, sostenuto dalle migliori risorse teologiche e lontano da qualsiasi forma di interesse che non sia quello di testimoniare la verità nell’a m o re . Questo cammino verso il ripristino della piena unità tra le nostre Chiese viene percorso in un mondo lacerato da odio e grandi disordini. Ogni giorno siamo testimoni di conflitti e aggressioni, spesso contro persone innocenti, perfino nel nome di Dio. Tra le vittime di questi eventi ci sono cristiani in terre dove la Chiesa di Cristo è nata ed è stata istituita, che talvolta sono costretti a fuggire dalle loro case ancestrali e altre volte a subire torture e perfino la morte. L’essere umano e la vita stessa tendono a perdere il loro valore mentre il mondo è inghiottito da tenebre senza precedenti. Il nostro cuore soffre per il dolore e l’angoscia; la nostra preghiera al Dio di amore diventa più intensa mentre implora l’intervento divino. Al tempo stesso, come credenti in Cristo abbiamo sempre più il dovere di diventare testimoni del Vangelo di pace e di carità «in mezzo a una generazione perversa e degenere» (Fil 2, 15), così da essere i primi a dare un esempio di riconciliazione e di amore. Forse la riconciliazione tra cristiani non si è mai dimostrata tanto tassativa e necessaria come oggi. Che il Signore, per l’intercessione di sant’Andrea, primo chiamato tra i suoi apostoli, che commemoriamo oggi, e suo fratello san Pietro Apostolo, sulla cui predicazione e martirio sono state fondate le nostre due Chiese, faccia crescere l’amore che ci unisce nel vincolo di pace, per il bene dell’umanità che sta tanto soffrendo e a gloria del nostro Dio in Trinità. Con questi pensieri e sentimenti, vi diamo il benvenuto in questo giorno di festa, ringraziando ancora una volta di tutto cuore voi e sua Santità il nostro fratello vescovo di Roma, che vi ha inviati, insieme a tutta la vostra Chiesa. «Che il Dio dell’amore e della pace sia con voi» (cfr. 2 Cor 13, 11). Amen!

© Osservatore Romano - 7-8 dicembre 2015