Riconciliazione e unità

ecumene 4Riaffermare la priorità della condivisione delle esperienze ecumeniche nelle Chiese, nelle comunità e nei Paesi per rafforzare il cammino di giustizia e di pace: è stato questo il filo rosso della riunione del Comitato esecutivo del World Council of Churches (Wcc) che si è svolta nei giorni scorsi all’Istituto ecumenico di Bossey, in Svizzera.

Oltre a denunciare la persecuzione dei cristiani nel mondo ed esprimere preoccupazione per la situazione in Terra santa, il Comitato esecutivo ha preso in esame i progetti per il superamento delle discriminazioni di genere a partire da una riscoperta delle radici bibliche della lotta a ogni forma di violenza. Nonché ha valutato le iniziative promosse in occasione del 30° anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia rilanciando un ruolo sempre più attivo dei cristiani nel sostenere questi diritti; e ha analizzato le riflessioni sulla necessità di una sempre più profonda sinergia tra i tre ambiti (Fede e costituzione, Missione ed evangelizzazione e Giustizia e pace), che caratterizzano l’attività del Wcc. Inoltre, il Comitato esecutivo ha preso in esame le proposte per trovare nuove forme per affermare l’eco-giustizia.

I partecipanti alla riunione hanno focalizzato l’attenzione alla valutazione dello stato della preparazione della prossima assemblea generale del Wcc che si terrà nel settembre 2021, a Karlsruhe, in Germania, con un ritorno in Europa, dopo oltre 50 anni dall’ultima assemblea che si svolse a Lund, nel 1968. Il tema sarà: «L’amore di Cristo muove il mondo alla riconciliazione e all’unità». Il pastore Olav Fyske Tveit, segretario generale del Wcc, ha spiegato a «L’Osservatore Romano» che «il tema dell’assemblea di Karlsruhe ha raccolto un ampio sostegno proprio per la scelta di porre al centro dei lavori il concetto dell’amore» che non era stato preso in considerazione nelle precedenti assemblee. Con questa scelta si è voluto sottolineare l’importanza di «andare alle radici della nostra fede in modo da rispondere al Vangelo dell’amore di Dio attraverso Gesù Cristo nella sua vita, morte e risurrezione». Si tratta anche di riscoprire la base del Wcc, rilanciando l’idea che ha guidato proprio la creazione dell’organismo ecumenico, cioè che i cristiani devono vivere «per approfondire — ha detto Tveit — l’amore che è comune nella nostra fede e speranza cristiana». Questo amore si manifesta «nell’azione quotidiana dei cristiani, nel prendersi cura dell’altro e nella custodia dell’intera umanità e della creazione di Dio». In questo modo, ha ricordato il segretario generale del Wcc, «promuovere riconciliazione e unità significa combattere ingiustizia, razzismo e guerra. La teologia dell’amore attraverso le vicende storiche delle Chiese cristiane offre una ricchezza infinita alla riflessione ecumenica, ma anche pone sfide chiarissime al cammino ecumenico del xxi secolo».

A Karlsruhe, i cristiani dovranno interrogarsi su come vivere questa ricchezza così da far contribuire alla condivisione dell’amore di Dio per cambiare la società contemporanea. Per Tveit non si tratta di una dimensione facile da esplorare e da vivere dal momento che «è una sfida significativa che coinvolge le Chiese poiché interroga i cristiani su come essere testimoni e costruttori dell’amore di Cristo nel mondo, così da contribuire alla realizzazione del Regno di Dio». In questo orizzonte, il pellegrinaggio di pace e di giustizia, sul quale il Wcc si è tanto impegnato, soprattutto dopo l’assemblea di Busan, costituisce un segno tangibile dell’amore, ma è al tempo stesso ispirato e guidato da esso, dal momento che «l’amore di Cristo — spiega Tveit — conduce i cristiani a vivere in un mondo che deve essere governato dalla giustizia e dalla pace». Per questo, la prossima assemblea si pone così in profonda continuità con l’impegno ecumenico degli ultimi anni, quando, come ricorda Tveit, la condanna del razzismo è diventata centrale nell’azione del Wcc, dal momento che in tante parti del mondo questo fenomeno, declinato in forme molto diverse, ha creato una cultura contraria all’amore di Cristo. Proprio «le mie numerose visite in diversi Paesi in Asia, dove ho incontrato diversi partner del Wcc, hanno avuto al centro la riflessione sul razzismo e su come esso — conclude — giochi un ruolo tanto vitale nei conflitti e nelle sfide che coinvolgono le minoranze alle quali i cristiani sono chiamati a dare voce».

di Riccardo Burigana

© Osservatore Romano - 3-4 giugno 2019