La figura di Elizabeth Ann Bayley Seton a duecento anni dalla morte - Una santa ecumenica
- Dettagli
- Creato: 24 Febbraio 2021
- Hits: 642
«Oggi la Chiesa rende il più grande onore possibile a Elizabeth Ann Bayley Seton ed esalta il suo contributo personale e straordinario come donna: una moglie, una madre, una vedova e una religiosa»: con queste parole Paolo vi volle affermare il rilievo della figura e dell’opera della religiosa statunitense, il 14 settembre 1975, nella cerimonia per la sua canonizzazione, con la quale si concludeva un percorso iniziato nel 1907, da James Gibbons, arcivescovo di Baltimora, con
l’apertura della causa di canonizzazione. Questo percorso aveva coinvolto il cattolicesimo statunitense per il riconoscimento del ruolo di Elizabeth Ann Bayley Seton nella fondazione della Chiesa cattolica negli Stati Uniti; il 17 marzo 1963 Papa Giovanni xxiii aveva proclamato beata la donna statunitense in un tempo nel quale si veniva affacciando anche una rilettura della sua testimonianza in una prospettiva che favorisse il dialogo ecumenico nel superamento di polemiche passate e nella condivisione di un patrimonio spirituale. Elizabeth Seton aveva contributo alla crescita del cattolicesimo nella società statunitense di inizio xix secolo grazie alla sua opera di evangelizzazione e di accoglienza che aveva aperto nuove prospettive alla presenza della Chiesa cattolica, al di là del contributo che veniva offerto dai migranti che si riversavano dall’Europa con le loro tradizioni che, spesso, non aiutavano a creare comunione, anche solo all’interno della stessa Chiesa dove convivono esperienze diverse.
Come lo stesso Paolo vi volle ricordare nella sua omelia per la canonizzazione, l’attenzione per gli ultimi della società in Elizabeth Seton dipendeva anche dalla sua formazione che si era svolta all’interno della Chiesa episcopaliana statunitense; infatti la religiosa era nata a New York nel 1774 in una delle famiglie più in vista della borghesia newyorchese, profondamente legata al mondo anglicano riletto in una chiave americana, soprattutto dopo la nascita degli Stati Uniti con le conseguenze, anche religiose, che la guerra per l’indipendenza aveva determinato. Elizabeth, rimasta orfana di madre all’età di 8 anni, si era sposata con William Seton nel 1793 e, a causa delle cagionevoli condizioni di salute del giovane marito, era stata presa la decisione di trasferirsi in Italia, anche per poter seguire i commerci nei quali era coinvolta la famiglia Seton; la destinazione di questo trasferimento fu Livorno, dove era stato aperto il primo consolato americano nel 1794, nel Granducato di Toscana, per sviluppare i rapporti con gli Stati Uniti. Proprio a Livorno la vita di Ann Seton sarebbe cambiata radicalmente: al loro arrivo, nel novembre 1803, i coniugi furono costretti a un periodo di quarantena, nel locale lazzaretto, a causa della febbre gialla che imperversava negli Stati Uniti. Le condizioni di William Seton peggiorarono rapidamente e il 27 dicembre 1803 morì, a Pisa, dove era stato trasferito una volta uscito dal lazzaretto, lasciando sola Elizabeth con la figlia primogenita Anna Maria. Madre e figlia vennero accolte dalla famiglia di Filippo Filicchi, amico dei Seton, che aveva conosciuto nei suoi tre anni di soggiorno negli Stati Uniti. In casa Filicchi, Elizabeth Seton maturò un’esperienza spirituale che doveva condurla, come lei stessa ricorderà più volte, a chiedere di poter vivere la sua fede in Cristo nella Chiesa cattolica. Questa sua scelta, maturata nel corso di una celebrazione eucaristica nel santuario di Montenero, era destinata a creare tensioni e ostilità nel suo ambiente e, anche per questo, i Filicchi la esortarono a formalizzarla, una volta rientrata negli Stati Uniti: il 14 marzo 1805 la donna fece la sua professione di fede nella Chiesa cattolica e pochi giorni dopo, il 25 marzo, prese parte all’eucaristia.
Da quel momento la sua vita venne interamente dedicata a Cristo, senza dimenticare gli obblighi di madre. Ben presto si trasferì a Baltimora dove — anche grazie al sostegno di John Carroll, gesuita, primo vescovo della città e fratello di uno dei pochi cattolici, Daniel Carroll, firmatari della Costituzione degli Stati Uniti — Elizabeth divenne madre Seton, spendendosi a favore della formazione scolastica e dell’assistenza delle donne vedove, dopo essersi consacrata al Signore il 25 marzo 1809 nelle mani del vescovo Carroll. A lei si deve la fondazione di una comunità religiosa, a Emmitsburg, sempre nel Maryland, dove si era trasferita per favorire un’azione caritativa sempre più capillare secondo il modello delle Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli, del quale madre Seton si impegnò a far conoscere il carisma, anche grazie a un’opera di traduzione degli scritti, nella convinzione che questa fosse la strada per un radicamento del cattolicesimo negli Stati Uniti.
La comunità religiosa riunita intorno alla Seton divenne rapidamente un punto di riferimento per la Chiesa cattolica tanto che già nel 1814 venne aperto il primo orfanotrofio cattolico a Philadelphia, mentre nel 1817 la comunità inaugurò una casa a New York proprio per promuovere educazione e accoglienza. In questi anni di grande attività, con crescenti richieste di presenze, nonostante non mancassero tensioni all’interno della stessa comunità religiosa che si veniva organizzando con un processo che si sarebbe poi sviluppato con nuove forme dopo la scomparsa della religiosa in nome della fedeltà alla sua eredità spirituale, madre Seton mantenne vivi i suoi contatti con l’ambiente livornese nel quale era maturata la sua scelta confessionale, come del resto è testimoniato dalla sua corrispondenza con i Filicchi dove emerge un’amicizia spirituale, radicata nelle sacre Scritture quale fonte privilegiata per l’accoglienza dell’altro. A Livorno la memoria di madre Seton è coltivata nella chiesa a lei dedicata, voluta dall’allora vescovo della diocesi toscana, Emilio Guano, nel novembre 1965, a poche settimane dalla conclusione del Vaticano ii , e realizzata dalla tenace passione di un giovane sacerdote, don Gino Franchi, appoggiato da monsignor Alberto Ablondi. Per quest’ultimo dedicare un luogo di culto a Elizabeth Seton faceva parte di un cammino ecumenico nel quale la condivisione di esperienze di fede, pur senza tacere il dolore personale delle stesse, costituiva un elemento fondamentale nella costruzione dell’unità nella diversità.
Il 4 gennaio 1821, a Emmitsburg, madre Seton concludeva la sua vita, minata dalla tubercolosi che non aveva rallentato l’attività al servizio del Signore; le sue ultime parole furono rivolte alle proprie “figlie”, affinché continuassero a vivere nel mondo per testimoniare l’amore cristiano nella fedeltà alla Parola di Dio.
A distanza di due secoli dalla scomparsa, Elizabeth Ann Byley Seton, anche grazie alle pubblicazioni dei suoi scritti — alcuni dei quali tradotti in italiano, come quelli relativi alla sua esperienza livornese degli anni 1803-1804 — costituisce una fonte preziosa per la missione di una comunità che, nel rileggere la testimonianza di cristiani e di cristiane nel corso dei secoli, scopre quanti doni siano già condivisi nel cammino verso la piena e visibile unità della Chiesa.
di Riccardo Burigana
© Osservatore Romano