Chi vuole l’unità cerchi prima la carità

abbraccio-ecumenicodi JAMES PUGLISI

Con la votazione dell’11 novembre scorso, la Conferenza episcopale statunitense ha sostenuto la causa per la canonizzazione, di Lewis T. Wattson, conosciuto nella vita religiosa come Paul James Francis Wattson. Il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, ha presentato il dossier per la consulta dei vescovi statunitensi, che rappresenta la prima tappa nella procedura del processo di canonizzazione. Wattson, conosciuto anche come padre Paolo di Graymoor, era figlio di sacerdote episcopaliano, e divenne anch’egli sacerdote nel 1886. Padre Paolo vide un grande bisogno della spiritualità francescana anche nella comunità episcopaliana americana, sia come modo di servire i poveri, sia per predicare la buona novella di Gesù Cristo. Nel 1898 insieme a una suora anglicana, Lurana White, fondò la Società dell’Atonement, oggi conosciuta come frati francescani e suore francescane dell’Atonement.
Questo grande desiderio di padre Paolo — non soltanto di servire i poveri, ma anche di cercare la riconciliazione tra la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica — diede origine al carisma principale della nuova comunità religiosa: pregare e operare per l’unità tra i cristiani. Nel 1908 egli inaugurò l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, che cominciò il 18 gennaio, allora festa della cattedra di san Pietro per terminare il 25 gennaio, festa della conversione di san Paolo. Egli intendeva comprendere come il centro dell’unità fosse rappresentato dalla cattedra di Pietro, intorno alla quale i cristiani si radunano, per poi essere mandati in missione a tutte le nazioni con la buona novella di Gesù Cristo. Come Wattson ebbe a dire più di una volta, il grande motore di Pietro dà impulso alla missione della Chiesa, secondo la preghiera pronunciata da Gesù poco prima di morire: «Che tutti siano una sola cosa, affinché il mondo creda». Padre Paolo nacque il 16 gennaio 1863, a Millington, nel Maryland, figlio del reverendo Joseph Wattson e di sua moglie Mary Electa Wattson. Era un periodo difficile per gli Stati Uniti a causa della guerra civile e questi eventi lasciarono un’impronta indelebile sulla crescita del giovane Wattson, che in seguito manifestò tutta la propria sensibilità verso le situazioni di ingiustizia. Le nuove realtà religiose fondate nella comunità anglicana di allora, ebbero difficoltà nel predicare questa missione all’interno della stessa Comunione; queste circostanze provocarono una crisi spirituale e morale, per padre Paolo e per la giovane comunità. Come continuare a predicare le necessità dell’unità tra i cristiani per la buona causa del Vangelo, e allo stesso tempo professare lealtà al vescovo di Roma, il Papa? Piano piano i pulpiti della Comunione anglicana vennero chiusi a Wattson, che quindi dovette trovare una soluzione appropriata, per la sua coscienza e per la realizzazione della sua vocazione. Egli amava la Comunione anglicana e contemporaneamente credeva di essere veramente cattolico. Così, nel 1909, dopo una lunga riflessione, chiese al Papa di allora, san Pio X , di entrare in piena comunione con la Chiesa di Roma. La Società dell’Atonement diventò la prima comunità religiosa a essere ricevuta corporativamente, per la prima volta dopo la Riforma, nella comunione con la Chiesa cattolica. Dopo l’ordinazione di padre Paolo come sacerdote cattolico nel 1910, la giovane comunità religiosa continuava la sua missione di pregare per l’unità dei cristiani e di operare come agente di carità verso i bisognosi. Il cuore di padre Paolo di Graymoor era una fornace d’amore per la gente che si trovava in difficoltà, sia a livello materiale che a livello spirituale. In questo modo egli dimostrò di essere un grande francescano capace di raggiungere qualsiasi persona fosse in difficoltà. Già nel periodo anglicano della comunità, nel 1903, egli fondò «L’Unione affinché nulla vada perduto» che divenne il canale attraverso cui il suo spirito missionario poté dare una risposta alle necessità materiali di allora. L’idea di questa Unione scaturì dal brano del Vangelo in cui Gesù comanda ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto», dopo che aveva dato da mangiare a cinquemila persone moltiplicando cinque pani e due pesci. Ciò fece riflettere padre Paolo sullo spreco e sullo sperpero di tante risorse che potevano essere utilizzate per l’opera missionaria. Da quel momento la comunità tenne il minimo per se stessa e usò il massimo per gli altri. L’«Unione affinché nulla vada perduto» anche oggi continua a sostenere altre organizzazioni caritatevoli. Negli archivi di Graymoor sono custodite migliaia di lettere provenienti da ogni parte del mondo che attestano il bene compiuto tramite l’Unione. Padre Paolo di Graymoor stesso fece un voto di non toccare i soldi, voto che osservò fino alla sua morte. Non era difficile vederlo mendicare nella metropolitana di New York, per vederlo tornare poi a casa con quanto elemosinato. Anche negli anni del primo Novecento padre Paolo aprì il convento dei frati a questi “cavalieri della strada”, come egli usava chiamare quegli uomini senza tetto, senza lavoro. Quest’opera di accogliere lo straniero, il povero, il senzatetto nella casa dei frati, diede inizio alla St. Christopher’s Inn (“Casa di san Cristoforo”) come luogo che rende onore alle dignità della persona umana. In questo modo padre Paolo sapeva che l’amore salvifico di Gesù può trasformare il fallimento umano, la dipendenza da sostanze tossiche e la perdita del significato della vita. Questo gesto di padre Paolo significava per lui un modo concreto di realizzare quella domanda posta da Gesù nel Vangelo ( Matteo, 25, 34-40): «Venite benedetti dal Padre mio [...] perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. [...]. In verità, io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me!». Anche oggi la Casa di San Cristoforo accoglie migliaia di persone, in difficoltà nell’ambito del lavoro, nella povertà, nella malattia, nella perdita di rapporti interpersonali importanti, nello smarrimento del significato della vita, nel fallimento, nelle disabilità fisiche, nella dipendenza dall’alcool, da droghe, nell’alienazione. Forse il dono più grande che la Casa offre a queste persone che soffrono, consiste nell’accoglierle, ascoltarle e comp re n d e r l e . Come Papa Francesco ha detto più di una volta, la Chiesa deve uscire fuori da se stessa e andare in questi posti delle periferie esistenziali. Da più di un secolo, l’op era profetica fondata da padre Paolo di Graymoor continua a realizzare quel mandato evangelico che Papa Francesco oggi ripropone come missione caritatevole della Chiesa. Lo zelo missionario di padre Paolo, è traboccato poi in un’altra azione, in risposta alle richieste delle Chiese orientali in difficoltà nella Grecia e nel Medio oriente. Nel 1924 egli fondò una associazione chiamata The Catholic Near East Welfare Association, il cui scopo è quello di aiutare i fratelli e le sorelle orientali, a vivere la propria fede pur in situazioni di difficoltà e di minaccia di sopravvivenza. Anche oggi l’associazione continua a dare aiuto e sostegno a tante Chiese di rito orientale e ortodosso nella loro missione di predicare e vivere il Vangelo, di educare e di servire le necessità dei più bisognosi, dalla Grecia fino all’Estremo oriente. Nuovamente, la visione di questo pioniere missionario dimostra lo spirito evangelico che animò questo profeta di unità. Non a caso, dunque, il cardinale Dolan ha richiamato l’imp ortanza del contributo offerto da padre Paolo non soltanto alla Chiesa locale di New York, ma anche alla Chiesa universale, con queste parole: «L’opera dello Spirito Santo è evidente negli sforzi instancabili di padre Paolo di Graymoor verso l’unità dei cristiani, il sostegno di ogni attività missionaria e la cura amorevole per i più bisognosi, opera che continua oggi nella Casa di San Cristoforo». L’opera di questo profeta dell’unità continua anche oggi nella missione dei Frati francescani dell’Atonement. Il carisma ricevuto dal fondatore si realizza attraverso l’attività del dialogo ecumenico, la riconciliazione, e la ricerca di stabilire un dialogo con gli ebrei, i musulmani e altre comunità religiose mondiali, per la creazione di un mondo di pace e giustizia. Oggi i Frati dell’Atonement svolgono l’opera della vita consacrata tramite i loro ministeri negli Stati Uniti, in Canada, Inghilterra, Italia e Giappone.

© Osservatore Romano - 16 gennaio 2015