Uno sguardo da oriente

ecumene 4di LEONARDO SANDRI

Cedre gentil, del Líbano corona, arbre d’encens, palmera de Sió, el fruit sagrat que vostre amor ens dóna és Jesucrist, el Redemptor del món («Cedro gentile, del Libano corona, albero di incenso, palma di Sion, il frutto sacro che il tuo amore ci dà, è Gesù Cristo, Redentore del mondo»).
Ogni giorno, nel venerabile santuario di Montserrat, in Catalunya– Spagna, i giovani cantori dell’Escolania, insieme ai monaci e ai fedeli fanno risuonare l’inno del Virolai , con cui si pongono sotto la protezione della Moreneta, la Madonna de Montserrat. Forse l’inno, scritto dal sacerdote e poeta Jacint Verdaguer nel 1880 e messo in musica da Josep Rodoreda, ha impresso nel cuore di padre Manuel Nin, sin dai primi anni della sua vita monastica, la nostalgia e il desiderio di conoscere i tesori e le ricchezze che la Santa Sion, il Libano e tutto l’Oriente cristiano custodiscono da quasi due millenni con il loro patrimonio teologico, spirituale, liturgico e disciplinare. Ed è cominciato un pellegrinaggio interiore, fatto inizialmente di studio e frequentazione delle fonti, che ha portato padre Manuel a vivere secondo la nota espressione del santo Pontefice Giovanni Paolo II, «respirando con entrambi i polmoni della Chiesa, quello di Occidente e quello di O riente». L’uscita del presente volume Uno sguardo orientale a Roma si colloca in coincidenza con il ventesimo anniversario della lettera apostolica Orientale lumen, del 2 maggio 1995: gli articoli e i contributi apparsi su «L’Osservatore Romano» e qui raccolti sembrano una risposta quasi quotidiana e fedele all’appello che allora rivolgeva un Papa «figlio di un popolo slavo, che sente nel cuore il richiamo di quei popoli verso i quali si volsero i fratelli Cirillo e Metodio». In particolare, è bene che ciascuno possa verificare quanto abbiano trovato ascolto queste parole: «È necessario che anche i figli della Chiesa cattolica di tradizione latina possano conoscere in pienezza questo tesoro (le tradizioni cristiane d’Oriente) e sentire così, insieme con il Papa, la passione perché sia restituita alla Chiesa e al mondo la piena manifestazione della cattolicità della Chiesa, espressa non da una sola tradizione, né tanto meno da una comunità contro l’altra; e perché anche a noi tutti sia concesso di gustare in pieno quel patrimonio divinamente rivelato e indiviso della Chiesa universale» (Orientale lumen, 1). Senza dubbio, la lettura dei testi di padre Nin offrirà al lettore un valido aiuto per avvicinarsi alle tradizioni cristiane d’Oriente, nella loro dimensione costitutiva (teologia, liturgia), ma anche nel loro presente, nell’Europa dell’Est come nel Medio Oriente. Perché una formazione così caratterizzata avvenga «in pienezza» — come ribadito dal santo Pontefice — sarebbe utile che un numero piu consistente di sacerdoti possano compiere studi di specializzazione in tale ambito: mi permetto allora di ricordare ai confratelli vescovi della Chiesa Latina l’esistenza del Pontificio Istituto Orientale, ormai prossimo come la nostra Congregazione, a celebrare i cento anni di vita ed attività (1917- 2017). Esso è pure uno degli ambiti di impegno di padre Nin, che vi insegna da diversi anni. Un ultimo accenno è doveroso sulla valenza ecumenica dei contributi qui proposti, sia perché i commenti alle ufficiature liturgiche riguardano testi comuni alle tradizioni bizantine o siriache, utilizzate nelle Chiese Orientali cattoliche come in quelle Ortodosse o non Calcedoniane, sia perché vi sono ricordati alcuni fatti contemporanei, quali l’uccisione dei 21 copti in Libia. Preghiera comune e testimonianza della vita e della carità sono le strade che già realizzano l’invocazione di Gesù al Padre: Ut unum sint!

© Osservatore Romano - 27 agosto 2015