Chi ha paura dell’ecumenismo

ecumenedi PIER GIORGIO DEBERNARDI*

C’è stato molto rumore attorno al Sinodo della Chiesa valdese - metodista sul tema del perdono, travisando completamente lo spirito che anima l’assemblea sinodale formata da credenti sinceramente appassionati del cammino ecumenico. Le parole del Moderatore, pastore Eugenio Bernardini, sono chiarissime: «Quello che vogliamo più di tutto è riconciliare le memorie e scrivere una storia nuova insieme». I titoli degli organi di stampa — fatte alcune eccezioni — sono stati depistanti. Forse ad arte. Dire che i valdesi non sanno perdonare è una menzogna. È vero il contrario. Certo, il perdono è un atto personale. Nessuno può sostituirsi ad altri.
Ma, detto questo, il Sinodo valdese ha espresso con convinzione il desiderio e l’impegno di voler preparare con i cattolici pagine nuove di storia, peraltro già iniziata nella diocesi di Pinerolo. Infatti l’incontro con Papa Francesco è avvenuto perché le nostre Chiese da tempo sono in dialogo e cercano di costruire relazioni positive, nella fraternità condivisa, attraverso lo scambio di doni sul piano teologico e pastorale. Solo chi non conosce il nostro percorso, può affermare che “i valdesi non sono capaci di perdonare”, che il “perdono è imp ossibile” e che c’è “freddezza” e “sospetto” nei confronti dei gesti di papa Francesco. Lo smentisce categoricamente la lettera aperta preparata dal Sinodo, e votata all’unanimità (solo sei astenuti su 180 sinodali), che ho recapitato personalmente alla segreteria del Papa mercoledì mattina. Così annota il Moderatore: «La lettera è nata spontaneamente nell’ambito della comprensione che abbiamo noi della nostra Chiesa. Il Papa a Torino ci ha molto colpito per i contenuti del suo discorso, tra i quali molto importante la richiesta di perdono per ciò che nel passato la Chiesa cattolica ha fatto subire alla nostra. E a una tale dichiarazione straordinaria, per noi è stato normale chiedere al Sinodo — che è la nostra massima autorità decisionale, religiosa e teologica — di valutare e rispondere adeguatamente». L’ecumenismo è un cammino irreversibile. Questo, però non significa dimenticare la storia passata. Anzi, averla sempre dinnanzi ci aiuta e ci preserva dal ripetere errori già commessi. “Ricord a re ” è un verbo biblico. Quante volte ritorna nelle pagine della Bibbia! Si ricorda il bene e si ricorda anche il male e le tragedie avvenute. Ma tutto deve concorrere a purificare la memoria, per renderla più pronta e più attenta alle sorprese di Dio. D’altronde tra le nostre due Chiese già tentiamo di rileggere e valutare la storia passata in un convegno che si tiene ogni anno nell’alta Val Chisone, all’inizio del mese di agosto. Valdesi e cattolici esaminano i tragici avvenimenti del passato con spirito libero, senza pregiudizi ideologici, con il solo intento di saper trarre lezioni di saggezza per l’avven i re . Inoltre mi pare esemplare quanto ormai da decenni si realizza nella diocesi di Pinerolo (il Papa ne ha fatto cenno nel suo discorso al Tempio di Torino). La nostra esperienza può aiutare ad esorcizzare la mala informazione che tenta di mettere gli uni contro gli altri. Si sono mossi i primi passi con il Segretariato di attività ecumeniche negli anni Sessanta e la preparazione del Direttorio ecumenico diocesano (8 dicembre 1970), per giungere al Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia (16 giugno 1997) e alla domanda di perdono da parte della diocesi nel venerdì santo del Giubileo del 2000. Tutto rafforzato dagli incontri periodici tra presbiteri e pastori, dallo scambio dei pulpiti, da momenti comuni di preghiera, dall’offerta dei doni (pane e vino) per la celebrazione dell’Eucaristia e della Santa Cena e, soprattutto, dalle molteplici iniziative di solidarietà realizzate in forma ecumenica. Tutto questo, e altro ancora, è il frutto che matura sull’albero delle nostre Chiese che vivono il perdono e la riconciliazione nella quotidianità, come pure sperimentano la bellezza della “diversità riconciliata”. Sembra di sentire la voce del profeta che ripete a noi, cattolici e valdesi, che abbiamo vissuto per molto tempo l’estraneità gli uni verso gli altri, parole di rassicurante speranza: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? » (Isaia 43, 18- 19). Aggiungo ancora questa annotazione. Per capire la storia dei cattolici e valdesi nella nostra terra occorre viverla dall’interno. Nessuno può giudicare correttamente dal di fuori o per sentito dire. Offro questo semplice episodio. Il beato Federico Ozanam, professore alla Sorbona e geniale ideatore di iniziative di solidarietà verso i poveri, venne nel pinerolese, incontrò le comunità valdesi delle nostre valli e scrisse con ammirazione nel suo diario di aver visto il Vangelo incarnato nella vita della gente. È su questo versante che dobbiamo continuare a comporre insieme pagine nuove di storia. La visita di Papa Francesco è una tappa importante di questa avventura che continua. L’impegno ecumenico «è un tempo di gioia» (così è scritto nel nostro Direttorio ecumenico). Queste parole non sono uno slogan, ma l’esperienza di Chiese che si impegnano a realizzare la parola di Gesù: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi» (Giovanni 17, 11). * Vescovo di Pinerolo

© Osservatore Romano - 28 agosto 2015